E’ Necessario Conoscere l’Arabo per Poter Essere Musulmani?

Uno dei dubbi che contribuiscono a “rallentare” il percorso spirituale di tante persone interessate all’Islam, o che aggiungono all’idea di “difficoltà” apparentemente insita nel praticare l’Islam, è l’idea che per poter accettare l’Islam, per poter essere Musulmano, sia necessario imparare l’arabo e parlare la lingua araba.

In realtà, no, non è affatto obbligatorio conoscere la lingua araba per poter essere Musulmano, non c’è nessuna necessità di imparare la lingua e la grammatica araba, o di saper fare le presentazioni o saper dire in arabo “io bevo il caffé“, etc.

Parlare arabo, conoscere la grammatica o pronunciare correttamente? Cos’è necessario?

Dai corsivi qui sopra si sarà intuito che ci sono cose differenti; in ordine crescente di difficoltà e tempo richiesto:

1. Conoscere le lettere della lingua araba e pronunciarle correttamente.
2. Conoscere le regole della recitazione del Qur’an.

3. Saper parlare arabo (fare presentazioni, costruire frasi, esprimersi e comprendere l’interlocutore, etc.).
4. Conoscere la grammatica araba (sarf, nahw, balaghah – morfologia, sintassi, retorica etc.).

Sebbene ci siano ovvi legami tra ognuno dei quattro punti, si tratta in realtà di cose differenti, e differente è pure lo “statuto giuridico” e l’importanza di ognuno di essi.

Ciò che è essenziale per ogni Musulmano sono solamente i primi due punti:

1. la pronuncia corretta delle lettere della lingua araba;

2. le regole della recitazione del Qur’an.

Questo è quanto necessario (in particolare per la corretta pronuncia dei versetti del Qur’an durante la preghiera, etc.), e non vi è nulla di complicato in ciò.

Inoltre, questo dovrebbero farlo tutti i Musulmani, arabofoni o non-arabofoni, nati Musulmani o “convertiti” – in tutti i casi, tutte queste categorie hanno bisogno di dedicarsi specificamente allo studio di queste scienze, anche se parlano in arabo da quando sono nati; infatti, non è affatto automatico che una persona di etnia araba o di madrelingua araba possegga tali conoscenze: se una persona non studia le varie regole sulla corretta pronuncia delle lettere e le regole della recitazione, farà molti sbagli, anche se è arabo di “etnia” e madrelingua.

Fare, studiare o sapere più di questo – imparare sarf e nahw (morfologia, grammatica, etc.), imparare a parlare in arabo – è accessorio/secondario: non è necessario.

Certamente, se col tempo (ovvero, dopo aver dato la priorità a questi primi due punti) una persona decide di voler studiare la grammatica araba e parlare in arabo (e anche qui si tratta di due cose diverse, con la prima più importante ancora della seconda), è ovviamente qualcosa di positivo, ma non qualcosa di obbligatorio, né qualcosa che è sinonimo o che comprende i primi punti: come abbiamo visto (e come sintetizzato dal fratello Abdaz in un altro thread del forum):

-saper parlare perfettamente l’arabo non significa saper leggere il Corano.
-non e’ assolutamente necessario che impari la lingua araba per recitare correttamente il Corano.

Universalità dell’Islam

Basti pensare anche solo al fatto che circa l’80% dei Musulmani nel mondo non è né arabo né arabofono: ciò che significa che più di un miliardo di musulmani non conoscono la lingua araba, eccetto quanto necessario per gli atti di adorazione (la testimonianza di fede (Shahadah), la preghiera canonica, etc. (ed eccetto ovviamente chi lo studi per proprio conto, ed in particolare i sapienti (`Ulama’) non arabi di qualsiasi paese del mondo, che ovviamente studiano l’arabo), ma non per questo sono “meno musulmani” di chi lo conosca – tanto più che ci sono dall’altra parte milioni di arabofoni cristiani!..

Certo, studiare l’arabo per poter studiare meglio l’Islam o almeno leggere il Qur’an è ampiamente ricompensato, ma Iddio non ha imposto alla Ummah un obbligo che essa sarebbe incapace di conseguire: fatta salva la conoscenza del minimo indispensabile per l’effettiva pratica religiosa, un servo completamente analfabeta che lavori la terra in qualche fattoria nella giungla del Vietnam, o il più isolato nomade nel deserto del Sahara, per la Misericordia di Dio hanno le stesse “potenzialità” di raggiungere il Paradiso di un letterato arabo od arabofono che viva in un florido centro urbano.

Iddio ha rivelato l’Islam anche per i contadini del Bangladesh, i pastori ghanesi od i nomadi kirghizi, e gli obblighi dell’Islam possono essere compiuti da ogni uomo e donna sulla faccia della terra, di qualsiasi origine etnica o sociale.

Quanto detto non ha lo scopo di voler scoraggiare dall’imparare l’arabo (intendo la grammatica, non il semplice leggere e pronunciare correttamente quanto obbligatorio recitare nella preghiera (Salah), che invece sono molto importanti (il secondo, in particolare, è necessario!), bensì per chiarire che conoscere la lingua araba non è un prerequisito per poter essere dei buoni Musulmani!

Studio e priorità

Dall’altra parte, è giusto anche sottolineare le priorità: dedicare tempo all’acquisizione delle due nozioni necessarie summenzionate (ovverosia, pronunciare correttamente le lettere della lingua araba, e conoscere le regole sulla corretta recitazione del Qur’an) ha la priorità su qualsiasi altra attività che non sia fard/wajib (obbligatoria/necessaria).

Per fare un esempio di cosa intendo, ci sono tanti fratelli e sorelle che si lanciano in disquisizioni di natura politico-sociologica o di complessi argomenti di dottrina, e poi non sanno nemmeno recitare correttamente Surah al-Fatihah (la prima surah del Qur’an, che è necessario recitare in ogni unità della preghiera).

Ciò è del tutto sbagliato, visto che discutere di attualità non è fard (obbligatorio) mentre recitare correttamente Surah al-Fatihah è fondamentale per la propria Salah, e bisogna dare la priorità a ciò che è immediatamente fard su una persona.

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