Sulle Obiezioni all’Educazione Islamica dei Figli

Di questi tempi è facile sentire discorsi volti a convincere i Musulmani del presunto “errore” insito nel “costringere” i propri figli ad un’educazione islamica, di quanto il fornire ai propri figli la conoscenza delle basi essenziali della religione di appartenenza costituirebbe una vera e propria “violenza” contro le coscienze, il senso critico, l’indipendenza e l’autonomia dei propri figli, e di quanto essi dovrebbero essere lasciati “liberi di scegliere” e di approfondire per conto loro (se e quando vorranno) in età adulta, ormai maggiorenni, “senza forzature né costrizioni”.

E capita allora che a volte i Musulmani, tratti in inganno dall’incalzare di tutta questa retorica sulla “libertà di scelta”, sul “non imporre”, finiscano sulla difensiva, e falliscano nel riconoscere il dovere di fornire un’educazione islamica ai propri figli.

Capita addirittura che alcuni “padri Musulmani”, sposati con donne cristiane, rinuncino in toto ad offrire un’educazione islamica, o accettino che i figli abbiano un’educazione mista secondo “entrambe le religioni”, delegando loro la scelta ad un futuro più o meno remoto, come se “scegliere” una religione fosse qualcosa privo di alcuna importanza, come se si trattasse di scegliere il proprio colore preferito o la squadra di calcio nel cuore.

Anzi, ancora meno, visto che è normale per dei genitori tifosi di una determinata squadra di calcio portare i figli allo stadio a vedere e tifare per la propria squadra, instillando senza alcun timore nei figli l’amore e la passione per la propria squadra, senza che nessuno invochi la “libertà di scelta” o denunci la violazione dell'”indipendenza” e dell'”autonomia” dei suoi figli.

Vediamo quindi che, in se stessa, l’idea di “libertà di scelta religiosa” è basata di fatto sul presupposto che la religione sia qualcosa di “poco importante” ed in fondo “poco vero”: solo se si crede che fare una scelta religiosa piuttosto che un’altra sia di poca o nessuna conseguenza si sarà disposti ad accettare di privarli di qualcosa che invece è la cosa più importante di tutte, visto che da essa dipende la salvezza dei propri figli nell’altra vita!

Su ciò che invece in questa società considera “importante”, non si accetta alcun compromesso né si invoca alcuna libertà di scelta:

-Nessuno si sognerebbe di non insegnare alcuna lingua ai propri figli e delegare loro la scelta – in età adulta – se voler essere madrelingua (ed imparare) inglese, francese, italiano o tedesco!

-Nessuna scuola si sognerebbe di rinunciare a denunciare “i mali del nazismo” e lasciar scegliere ai bambini se da grandi vorranno ritenere che, razzismo, antisemitismo, persecuzioni politiche e genocidi siano “giusti” o “sbagliati”.

-Nessuno penserebbe mai di non insegnare le regole della “buona educazione” per lasciare scegliere ai loro figli – una volta raggiunta la maggiore età – se voler rispondere a “grazie” con “prego” o con “sì” o con “sono le 19.18”.

Su ciò che il buon senso o questa società considera imprescindibile, non vi è alcun dibattito su “libertà di scelta”.

E’ solo su ciò che in fondo si ritiene non importante, secondario, che è accettabile il concetto di “libertà di scelta”. 

E questo ci riporta al ruolo della religione nelle società secolari liberal-capitaliste, ed a quanto già detto in altre occasioni sul fatto che il concetto liberal-capitalista di “libertà religiosa” è basato in fondo sull’idea che le “religioni” rappresentino “dettagli secondari e non importanti”, idea che a sua volta può essere basato solo sul presupposto che le varie “religioni” vivano in condizione di sottomissione all’ordine socio-economico imperante ed i suoi idoli ideologici (secolarismo, etc.): se una religione accetta di limitarsi ad un ruolo del tutto marginale e puramente di costume, attestandosi come “fatto intimo, privato”, a “curiosità personale” senza alcuna incidenza sulla vita sociale, economica e politica di una comunità (ovverosia, senza costituire un minaccia all’ordine socio-economico imperante), allora tale “libertà religiosa” è “sacra”, dal momento che non costa nulla né pone alcuna minaccia al sistema.

Ma nel momento in cui è impossibile limitare una religione a tali “ruoli asserviti” al potere ad ai suoi idoli, nasce un “problema” per il sistema, ed oggi tale “problema” è costituito proprio dall’Islam.

E dunque anche in questa occasione si svela una delle grandi ipocrisie di questa società, quella per la quale principi quali la “libertà di scelta” vengano sostenuti non di per se stessi, ma bensì vengano artatamente invocati solo quando in realtà lo scopo è opporre un’altra scelta a quella attuale.

Quindi, se da una parte la “libertà di scelta” può essere concepita solo riguardo ciò che di fatto viene considerato non-importante, nel caso specifico di questa discussione vedremo che essa viene invocata come scusa e strumento retorico per risolvere quello che il Sistema intravede come “problema”.

In una società nella quale più del 95% della popolazione italiana è stata battezzata secondo la religione cristiana pochi giorni dopo la nascita (17 anni e qualcosa prima del raggiungimento della “maggiore età”, dunque, così come prima dei 18 anni avvengono altri sacramenti cristiani quale comunione e cresima), o nella quale “valori universali” come la democrazia etc. vengono insegnati fin dalle elementari (anche qui diversi anni prima del compimento della “maggiore età”), che tali principi di “libertà di scelta” vengano invocati solo quando si tratta di dare un’educazioni islamica ai propri figli, dovrebbe far suonare qualche campanello d’allarme.

Il fatto è che non fornire un’educazione islamica non significa astenersi da una “scelta” e delegarla ad un futuro più lontano nel quale essa potrà venir presa autonomamente dal figlio.
La realtà, invece, è che non fornire un’educazione islamica è anch’essa una scelta, e cruciale, ma in direzione opposta: significa privare dalle coordinate mentali dei propri figlia l’importanza della religione, la conoscenza degli attributi di Dio e della religione da Lui istituita, la conoscenza del giusto e dello sbagliato.

Un figlio Musulmano privato dai genitori di un’educazione islamica non è “un figlio che quando sarà grande sceglierà liberamente ed in piena coscienza”: è un figlio laicizzato, secolarizzato, agnosticizzato, dalla cui esistenza ed orizzonti è stato eliminato l’elemento più importante di questa vita, e che dunque non è che venga educato “senza religione”, bensì viene educato secondo principi anti-islamici.

L’assenza di un’educazione religione non significa “favorire una scelta autonoma in futuro”, significa modellare già ora un’orizzonte mentale dereligiosizzato, desacralizzato, di fatto ateo, nel quale il vuoto dei punti di riferimento metafisici e di senso della vita non è semplicemente lasciato in stand-by in attesa di futuri contributi e ragionamenti, bensì viene riempito di altri significati ad esso alternativi e di altre teorie ed ideologie sul senso della vita: quelle del moderno “umanesimo laico”, dei “diritti umani”, della “modernità”.

Un bambino privato di un’educazione islamica non cresce con un cassetto vuoto da riempire in futuro o con un punto interrogativo alla casella “visione del mondo”: tale vuoto viene invece riempito da visioni del mondo, idee, dottrine, abitudini che sono alternative e contrarie all’Islam e basate su ogni genere di superstizioni ed ideologie del kufr.

Vediamo dunque chiaramente come tutta questa retorica sulla libertà di scelta non è basata su alcuna vera preoccupazione per la coscienza dei figli dei Musulmani o per la loro effettiva “libertà di scelta” – che di fatto, volenti o nolenti, esiste comunque anche fornendo un’educazione islamica, per il semplice fatto che i figli saranno comunque liberi di scegliere in età matura (non perché gli si dia un “diritto” di questo genere, come se si trattasse di scegliere tra due ipotesi equivalenti: non è così), ma perché se malauguratamente perdessero la fede in futuro, nessuno potrà obbligarli a credere in ciò in cui non credono o a restare Musulmani.

Invece, la retorica sulla “libertà di scelta” che si oppone all’educazione islamica dei propri figli è motivata unicamente dal voler privare i nostri figli della conoscenza della Religione di Allah, dal voler spezzare il legame che li lega alla Ummah islamica ed alla nostra storia, dalla volontà di allontanarli dall’Islam e farli crescere senza Islam, Musulmani nel nome ma miscredenti di fatto, in modo da poter riempire questo vuoto con le vacue narrazioni post-moderne del kufr (nelle loro varie declinazioni: dal liberalismo, alla democrazia, al consumismo, al socialismo, al laicismo, all’umanitarismo, al secolarismo, al “libertè egalitè fraternitè”) e farne individui atomizzati, assimilati, interscambiabili al servizio del sistema e degli idoli della “società” e del consumismo.

Vediamo ora come nell’Islam impartire un’educazione islamica ai propri figli sia invece obbligatorio, e – alla luce di quanto detto finora – possiamo vedere in ciò una prova ulteriore della saggezza dei precetti dell’Islam, stabiliti dal nostro Creatore che ovviamente ci conosce meglio di noi stessi e meglio di chi complotta vanamente contro il Suo Din.

Cominciamo dal versetto che ordina ai Musulmani di proteggere loro stessi e le loro famiglie (dunque, figli compresi), dal fuoco, e qual’è la protezione dal fuoco se non l’Islam e la conoscenza della sua dottrina e dei suoi precetti?

“Ma`ariful Qur’an – Vol. 8 – Surah At-Tahrîm-66 : Verses 6-7 
di Mufti Shafi` Usmani RA 


O those who believe, save yourselves and your families from a fire, the fuel of which is human beings and stones, appointed on which are angels, stern and severe, who do not disobey Allah in what He orders them, and do whatever they are ordered to do. [6] O those who disbelieve, do not make excuses today. You will only be recompensed for what you have been doing. [7]

Commentary 

 (O those who believe, save yourselves and your families from a fire…66:6). This verse addresses the general body of Muslims and enjoins upon them to safeguard themselves and their families from a fire of Hell whose fuel is people and stones. Then the verse goes on to describe the intensity and horror of the Hell-Fire. Towards the end of it the angels in charge of it, whose name is Zabaniah, are described. They are harsh and terrible from whom no inmate of Hell will be able to rescue himself by force, power, strength, flattery or bribery. 

The word  (your families) comprehends wife, children and slaves [males as well as females]. It is not inconceivable to include full-time servants in the imperative like slaves. When this verse was revealed, Sayyidna ‘Umar  inquired: “O Messenger of Allah, we understand how to save ourselves from Hell, that is, we guard ourselves against sins and carry out the Divine injunctions, but how do we safeguard our families from Hell?” The Messenger of Allah replied: “Instruct them to refrain from deeds that Allah has prohibited, and ask them to carry out deeds that Allah has enjoined. This will rescue them from the Hell-Fire.” [Ruh-ul-Ma’ani] 

Education and Training of Wife and Children: Every Muslim’s Responsibility 

The jurists have pointed out that, according to the verse under comment, it is the responsibility of every Muslim to educate the wife and children in matters of Shar’i obligations, and in matters of halal and haram and train them diligently to act upon them. A hadith says, “May Allah shower His mercy upon a person who says: ‘O my wife and children, (be mindful of) your prayers, your fasting, your alms, your indigent, your orphan, your neighbour! It is hopeful that Allah will gather all these with him in Paradise” ‘Your prayers, your fasting’ and so on’ implies ‘Take care of them. Do not ignore them.’ The phrase  ‘Your indigent, your orphan and so on’ implies ‘Fulfil their rights towards them willingly and readily.’ Righteous elders have said that the person deepest in punishment on the Day of Judgement will be the one whose family is ignorant and unaware of the religion. [Ruh] 

 (O those who disbelieve, do not make excuses today. You will only be recompensed for what you have been doing….66:7) After advising the general body of believers, the current verse turns attention to the non-believers who are asked not to try to make excuses, because they will not be accepted. They will be told that they are merely being repaid for what they did.”.
[http://www.classicalislamgroup.com/index.php?view=tafseer/s66-v6to7http://www.classicalislamgroup.com/index.php?view=tafseer/s66-v6to7-2]

Al contrario, la scelta “”illuminata””, “moderna”, “aperta” dei genitori che affermano di lasciare in futuro ai loro figli la “scelta” su quale religione adottare (come se fosse un figlio) e dunque si astengono dal dar loro un’educazione islamica, o accettano che essa venga mischiata ad un’educazione in base alle dottrine di altre religioni, parte da un presupposto estremamente grave e dannoso per l’iman di chi afferma queste cose, visto che di fatto decide di ignorare che l’unica salvezza è nell’Islam, e “facilita” l’adozione del kufr alle persone di cui dovrebbe avere più cura: i propri figli.

Come scrive l’Imam an-Nawawi riguardo al nutrire compiacimento verso il kufr (traduzione dall’arabo all’inglese a cura di Molvi Yusaf al-Kanadi):

Concerning What Constitutes Unbelief (kufr) 

قال المتولى: ولو قال المسلم: يا كافر بلا تأويل, كفر, لأنه سمى الإسلام كفرا, والعزم على الكفر في المستقبل كفر في الحال, وكذا التردد في أنه يكفر أم لا فهو كفر في الحال, وكذا التعليق بأمر مستقبل, كقوله: إن هلك مالي أو ولدي تهودت أو تنصرت, قال والرضا بالكفر كفر, حتى لو سأله كافر يريد الإسلام أن يلقنه كلمة التوحيد فلم يفعل, أو أشار عليه بأن لا يسلم, أو على مسلم بأن يرتد, فهو كافر بخلاف ما لو قال لمسلم: سلبه الله الإيمان, أو لكافر: لا رزقه الله الإيمام فليس بكفر لأنه ليس رضا بالكفر, لكنه دعا عليه بتشديد الأمر والعقوبة عليه. 

Al-Mutawalli said: If a Muslim says [to another Muslim] “O kàfir”! without any reason [that is, without actually believing him to be a kàfir on account of something he said or did], he commits kufr because [in effect] he has called Islam kufr [that is, by calling one of the representatives of Islam]. If one intends to commit kufr in the future, he commits kufr at that moment, and even if he vacillates about committing kufr, he commits kufr at that moment. Also if one makes his becoming a kàfir on some condition in the future, [he becomes a kàfir at that moment]; for example, if he said that if I lose my property, or my son, I will become a Jew, or a Christian. Furthermore, being content with kufr is itself kufr; thus, if a kàfir who wanted to become a Muslim asked him to give him shahàdah [that is, to make him repeat after him the shahàdah] and he did not do that [or delayed, by telling him to come to the mosque later, or to wait till after the prayer, or to wait till he brought witnesses, or to wait till so and so the director, or the imam, comes ], or motioned him not to accept Islam, or told a Muslim to apostatize, he becomes a kàfir. However, if one said to a Muslim, “May Allah deprive you of your faith (Imàn),” or if he said to a kàfir, “May Allah not give you Imàn,” that will not be kufr because it does not constitute being content with kufr, rather it is a curse that he be treated severely and that he be punished. 

قلت: وذكر القاضي حسين في الفتاوى وجها ضعيفا أن من قال لمسلم: سلبه الله الإيمان كفر, ولله أعلم. 

I declare [says Imam al-Nawawi]: Al-Qàdi Husain in his al-Fatàwà mentioned a weak opinion [reported of Imam Shàfi‘i] that one who says to a Muslim, “May Allah deprive you of Imàn,” commits kufr. Allah knows better”.

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