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Ibn Mas’ud (ra) Sui Danni Provocati dagli Pseudo-Sapienti nei Tempi Corrotti

1 settembre 2011 Lascia un commento

Ibn Mas’ud (ra) Sui Danni Provocati

dagli Pseudo-Sapienti nei Tempi Corrotti

 

Di: Ustadh Abdus Shakur Brooks
Da: http://www.al-faqih.com/?p=430

Traduzione a cura di: Amal

Dalla raccolta del Sahih Bukhari si riporta che il Profeta (sallalahu `alahi wa sallam) disse:

اصبرو فانه لا يأتي عليكم زمان الا و الذي بعده اشر منه

Siate pazienti, in verità non scenderà un tempo su di voi se non che il tempo che verrà dopo sarà ancora più duro“.

Ibn Masud (ra) ha detto riguardo questo hadith:

ما ذاك بكثرة الامطار و قلتها و لكن بذهاب العلماء ثم يحدث قوم يفتون في الامور برأيهم فيثلمون الإسلام و يهدمونه

Questo non è dovuto all’abbondanza o all’esaurimento di pioggia ma è dovuto alla scomparsa degli `Ulama’ (sapienti istruiti) quindi il comparire di genti (non `Ulama’!) che danno fatwa secondo le proprie opinioni [ovvero, opinioni non qualificate], distorcendo [il significato del]l’Islam e distruggendolo“.

Il fatto che Ibn Mas’ud abbia usato l’espressione “delle genti verranno” dimostra che essi non sono sapienti ma pretendenti e questo si deduce dal fatto che egli ha fatto riferimento al primo gruppo come sapienti mentre al secondo gruppo come semplici persone. Questo indica anche che queste persone saranno scambiate dalla gente comune per grandi sapienti perchè “danno fatwa..”. E siccome essi verranno considerati come sapienti dalla gente comune, le loro opinioni verranno rispettate anche se sono contrarie alla pratica dell’Islam. In questo modo questi pretesi “studiosi” distorgono e aiutano a distruggere la vera immagine dell’Islam come menzionato da Ibn Mas’ud.

Molto di quello che sta accadendo oggi con la pretesa di “contestualizzazione e riforma” è il risultato di ciò di cui parlava Ibn Mas’ud. Chiunque noterà che coloro che insistono in tali pretese tendono a scegliere ed a concentrarsi su quelle questioni che confliggono con le società il cui orientamento morale è dettato da genti atee che come presupposto trascurano apertamente la religione in toto, ed inoltre mostrano esplicito disprezzo verso l’Islam come religione. Gran parte di ciò è fatto come disperato tentativo di convincere tali società che “la nostra religione” è compatibile con il loro stile di vita, o per rendere lecito ciò che è notoriamente haram, alla ricerca delle desiderate facilitazioni.

Non c’è alcun dubbio un certo grado di contestualizzazione debba applicarsi nel mondo moderno quando necessario, e ciò è incluso nella giurisprudenza. “Contestualizzare” significa prendere le basi di qualcosa e rendenderlo applicabile ai tempi in maniera sensata, o concedere dispense in settori riconosciuti dalla Shari`ah. Ma parte di ciò che vediamo oggi non è questo, bensì mero ragionamento ingiustificato e non qualificato da parte di coloro che vorrebbero cambiare i precetti e le regole in questioni ben consolidati nell’Islam.

Tariq Ramadan e la Distruzione dell’Islam

Tariq Ramadan ed il Tentativo di Riforma ad Oxford

Scritto da: Husain Al-Qadi
Articolo originale: http://www.ummahpulse.com/2011/02/tariq-ramadan-and-oxford-haskalah.html
Traduzione a cura di `Umar Andrea Lazzaro.

In un momento in cui nel mondo Islamico avvengono eventi epocali, qualcuno potrebbe restare perplesso dal fatto che noi di UmmahPulse insistiamo sui temi dell’Haskala [un movimento riformista ebraico sviluppatosi in Germania nel Settecento e.v. – NdT] e del riformismo. Bene, la verità è che le due cose sono collegate più di quanto possa sembrare a prima vista, e di questo tornerò a parlare più avanti.
Chi di voi legge regolarmente i JumahPulses avrà notato che è in corso un dibattito nella sezione dei commenti del sito sulla nostra recente scelta degli argomenti di discussione. Mentre alcuni hanno gradito il nostro coraggio nell’affrontare tematiche difficili che riguardano il riformismo, altri hanno accusato UmmahPulse di scegliere bersagli facili (come ad esempio Sarah Joseph) piuttosto che figure importanti come Tariq Ramadan, che è stato l’ispirazione dietro la conferenza chiamata “Ripensare la Riforma Islamica”, tenutasi ad Oxford.

La martellante promozione pre-conferenza ha alzato di molto in alcuni ambienti le speranze sull’impatto che speravano che tale evento potesse avere. Come ha detto un organizzatore: “Cambierà il mondo”, e un altro è intervenuto dicendo che “C’è bisogno di più che di chiacchiere”. Infatti, i media mondiali, sebbene massicciamente presenti quella notte, hanno deciso nell’insieme di ignorare la conferenza. Qui ad UmmahPulse decidemmo di non parlarne perchè si era rivelata essere null’altro che una ben-pubblicizzata tempesta in un bicchier d’acqua.

Ma gli eventi nelle scorse settimane ci hanno fatto riconsiderare la nostra decisione. Oltre alle accuse di timidezza sui forum, i nostri timori sulle attività del Sig. Ramadan si sono accresciuti con la messa in onda di un programma televisivo sul canale BBC, in cui ha emesso una fatwa per una coppia di Musulmani confusi che in passato erano tra i protagonisti dell’Associazione Islamica della Gran Bretagna. La fatwa non solo contravveniva ad aspetti fondamentali degli usūl al-fiqh (i principi della giurisprudenza), ma ha in sé anche il rischio di corrompere la fede dei credenti sull’equità del Giudizio Divino. Egli ha detto alla coppia che nell’interesse dell'”equità” potevano ignorare i versetti espliciti del Qur’an, ed accordare ai loro figli maschi e femmine quote eguali della loro eredità. Secondo Ramadan, questo perchè “il contesto è cambiato”, e loro potrebbero seguire l’ingiunzione coranica (per la quale ai figli maschi spetti il doppio della quota delle figlie femmine) solo se il figlio offrisse una garanzia che avrebbe assunto su di sé la responsabilità finanziaria delle sue sorelle per il resto della loro vita. Inoltre, basandosi su un hadith che non viene applicato nel fiqh [giurisprudenza] dell’eredità, ha fatto modificare alla coppia, senza alcuna necessità, la proprietà congiunta della casa di famiglia.

Abbiamo perciò deciso di mettere in guardia la gente a riguardo del Sig. Ramadan e della sua devianza. Sapevamo che ciò avrebbe causato agitazione in alcuni ambienti e, a giudicare da alcuni dei commenti ricevuti, ha colto alcune persone di sorpresa.

La ragione dello shock è che l’immagine del Sig. Ramadan negli ultimi sei anni è stata gestita abbastanza bene da un diligente network di sostenitori. Essi lo hanno promosso nella comunità Islamica come un intellettuale Musulmano superstar protetto da ogni critica. Ciò è ovviamente facile in una società guidata dai media, in cui ognuno può diventare famoso per il mero fatto di essere famoso, specialmente se hai pubblicato venti libri (pieni di non-sense postmodernista) ed hai una lista di titoli accademici e riconoscimenti dalle riviste appicciati al tuo nome: tali credenziali ti innalzeranno vicino alla santità agli occhi di molti, soprattutto se nessuno nella comunità solleva interrogativi seri.

La meteorica ascesa di Tariq Ramadan alla fama nella comunità islamica non è stata lenta e graduale: sebbene anni fa fosse diventato il diletto dei media occidentali, i Musulmani in occidente, come ammesso dallo stesso Sig. Ramadan, all’inizio non volevano avere nulla a che fare con lui. E’ stato solo quando nel 2004 fu revocato il suo visto per gli Stati Uniti, ed egli fu visto come una vittima dell’oppressione americana, che ha guadagnato simpatia e gradimento tra gli ambienti Musulmani. “Ironia della sorte”, adesso tiene conferenze ai Musulmani su come non debbano considerarsi delle vittime.

 

Una Raffinata Campagna per Decostruire e Riformare l’Islam

 

Oggi, il Sig. Ramadan dà l’idea che nella comunità Islamica siano solo quelli che hanno approcci “estremamente tradizionalisti” o “letteralisti salafiti” a non essere d’accordo con lui. [1]

Tempo fa, invece, il suo messaggio era forte e chiaro: gli `Ulama’ (sapienti islamici) andavano ignorati, il sapere tradizionale (incluso quello insegnato ad al-Azhar) era inutile, e tutti gli `Ulama’ al mondo erano degli inetti, essendo gente di testi, ignoranti dei contesti. Lui aveva ragione e tutti gli altri erano nel torto – e per provarlo, tutti i paesi Musulmani dovevano firmare la sua moratoria globale sugli hudud (punizioni corporali), o essere per sempre condannati come retrogradi e barbarici. Ovviamente, non aveva previsto la ferocia della reazione a tale atteggiamento sfacciato.

Lasciando da parte i “tradizionalisti” ed i “salafiti”, persino i cosiddetti “sapienti moderati” gli si precipitarono addosso come una tonnellata di mattoni. Ad esempio, il famoso Dr. Taha Jaber al-Alwani – che non può venire accusato né di non avere familiarità con i contesti moderni (stabilitosi in carriera in Occidente sin dal 1983), nè di essere così intellettualmente inetto e  non comprendere il vero significato della moratoria – fu così indignato dalla sfacciataggine del Sig. Ramadan nel rilasciare tale appello, da scrivere:

“Inventare menzogne contro la nazione Musulmana è inaccettabile, sia che ciò sia fatto da una singola persona o da un gruppo. Per di più, tale bugiardo o accusatore contro la nazione Musulmana sarà considerato in errore, a prescindere dalla validità del suo punto di vista. Il Dr. Tariq avrebbe dovuto sottoporre tale questione ad istituzioni ed uomini di religione specializzati, ovvero i giuristi Musulmani ed i sapienti e le accademie di fiqh [giurisprudenza] islamico, invece di fare della questione un argomento mediatico che preoccupi i Musulmani. Questa religione consiste di dottrina e Shari`ah (Legge Islamica), e la seconda è l’applicazione della prima. La differenza tra la Shari`ah ed il fiqh (giurisprudenza islamica) è che la Shari`ah è stabilita da Allah, mentre il fiqh è la comprensione umana della Shari`ah. Inoltre, la religione è stata completata perfettamente dal messaggio di Muhammad (sallallahu `alayhi wa sallam). Perciò, la religione non è incompleta, né nella dottrina né nella Shari`ah, al punto che ci sia bisogna di qualche persona o gruppo che vengano oggi a dichiarare che la completeranno loro.

“Il successo raggiunto dalla Shari`ah nel formare la nostra cultura, mentalità e tradizione l’ha resa parte della nostra identità. Perciò, qualsiasi tentativo di separarci dalla Shari`ah significa che vi è in atto una macchinazione per cancellare la nostra identità, cultura e tradizione. Non vi è un credente, che creda in Allah, nel Suo Messaggero (sallallahu `alayhi wa sallam) e nell’Ultimo Giorno, che può supportare un tale complotto o affermare che i Musulmani non abbiano più bisogno della Shari`ah. Vi è una diffusa incomprensione tra alcune persone riguardo il significato globale della Shari`ah – che include gli atti di adorazione, i commerci, la morale e le punizioni. Ciò ha fatto sì che alcune persone, a causa della loro ignoranza, si riferiscano alla Shari`ah come punizioni o legge penale. Questa è, in realtà, una percezione molto limitata che mostra il loro difetto di comprensione sia del fiqh che della Shari`ah… Oggi la proposta di disattivare le punizioni legali Islamiche è un tentativo di rimuovere le barriere tra il liberalismo e l’uomo Musulmano, allo scopo di togliere la dottrina e la Shari`ah dalla sua mente… La distruzione della Legge Islamica (Shari`ah) è sempre stato un obiettivo, perché i nostri nemici sono consapevoli che la Shari`ah è il vero ostacolo ai loro piani distruttivi. Perciò non è in alcun modo accettabile né ragionevole che uno dei membri della nazione Musulmana venga oggi ad inventare accuse che contribuiscono alla demolizione della nazione…” [2] (Per leggere l’articolo completo e le opinioni di altri sapienti visitate la sezione dei commenti del nostro ultimo JumahPulse).

Ci furono molti altri sapienti “moderati” che criticarono con forza la sua azione. I loro articoli di condanna verso Tariq Ramadan furono pubblicati sul sito internet Islamonline nel 2005, ma negli anni successivi, molti sono misteriosamente scomparsi dal sito. Gli eventi recenti potrebbero offire una spiegazione al riguardo. [3]

 

Sapere tradizionale

 

Queste dure confutazioni sembrano aver spinto il Sig. Ramadan a ripensare la sua strategia. Alla conferenza di Oxford ha fatto di tutto per convincere la platea delle sue “credenziali Azharite”:

“Quando andai in Egitto a studiare – perchè non era possibile, e penso anche che in futuro i Musulmani Occidentali dovrebbero avere istituzioni in Occidente – ma andai in Egitto, e sono stato con i sapienti. Infatti, c’è qualcosa in comune anche nel nostro viaggio verso la conoscenza Islamica. Sono nato e cresciuto in occidente e tornare indietro in Egitto ad esempio (è stato in Egitto per me). Ho frequentato corsi individuali tradizionali con i sapienti, e ciò che volevo era ottenere la conoscenza, e ciò che chiamiamo nel modo di insegnamento tradizionale l’ijazah“.

Ciò dà l’impressione che egli veda dei pregi nel fare ciò che ha fatto, ma se si leggono i suoi scritti precedenti, i suoi veri sentimenti verso l’insegnamento tradizionale sono praticamente contrari. Infatti, egli è affascinato dall’analisi del massone neo-Mu’tazilita, Muhammad Abduh. Nel suo libro “Essere Musulmano Europeo”, Ramadan cita estesamente gli scritti di Abduh nel suo capitolo “Prospettive per un Ijtihad contemporaneo”:

“Il movimento, nato più di duecento anni fa, ha provocato una grande rottura con i curricula religiosi tradizionali nelle grandi università Islamiche del Mondo Musulmano. Sebbene i miglioramenti non siano visibili, si possono notare importanti cambiamenti da quando Muhammad Abduh espresse una forte critica contro il “vecchio, ammuffito ed inutile insegnamento di al-Azhar”, ad esempio. “Se oggi ho della conoscenza che possa essere menzionata, è solo per i miei sforzi, nell’arco di più di dieci anni, di ripulire la mia mente dalla sporcizia e le stupidaggini che al-Azhar vi ha messo dentro. Finora, non sono stato in grado di raggiungere la purezza che desideravo”” (Ramadan, T., “Essere Musulmano Europeo” (ed. inglese, 1999), p.93).

Egli cerca di sorvolare su tali citazioni nei paragrafi che seguono ma non ci si può non chiedere perchè avesse dovuto citare nel suo libro tali turpi dichiarazioni sul sapere tradizionale se lui stesso non avesse qualche simpatia per esse.

Il fatto che adesso di routine faccia di tutto per convincere la gente dei suoi legami con il sapere tradizionale dai sapienti di al-Azhar può solo venir letto alla luce della convenienza. In seguito alo shock causato dalle domande che furono sollevate sulle sue credenziali quando chiamò alla moratoria degli hudud, divenne chiaro che senza quelle qualifiche, nessuno gli avrebbe prestato ascolto. Per cui fu offerta al mondo una narrazione zoppicante su studi individuali intensivi con shuyukh presso al-Azhar per un periodo di meno di due anni.

Incompentenza nella Lingua Araba

 

Un presupposto di base per lo studio di testi avanzati presso degli shuyukh è la competenza in arabo, e non intendo l’arabo parlato nelle strade del Cairo. Nel mondo arabo, quando si dice che qualcuno “sa l’arabo” si intende che è competente nel fussha (arabo classico). Senza di questo, una persona non può nemmeno comprendere gli argomenti che il Sig. Ramadan ha affermato di aver studiato in gran profondità ai piedi dei maggiori sapienti di al-Azhar.

La triste verità è che il Sig. Ramadan ha ripetutamente mostrato di avere poca o nessuna competenza in arabo classico. Ad esempio, alla conferenza di Oxfor ha mostrato la sua completa ignoranza della lingua. Qualunque studente al primo anno di arabo sarebbe in grado di distinguere tra le forme transitive ed intransitive dei verbi che usano. Il verbo fasada è intransitivo, e per poter essere utilizzato transitivamente, dev’essere usato nella forma di af`ala (ovvero, afsada). Questa è la morfologia di base che ogni studente dovrebbe conoscere. Eppure il Sig. Ramadan è sembrato completamente all’oscuro di questa regola quando, nel tentativo di citare un hadith, ha detto “fasadaha” per intendere “le persone che corrompono la Shari`ah“. Tale ovvia incompentenza nell’uso dell’arabo base mentre si afferma di aver studiato i complicati testi di usul al-fiqh in arabo è rivelatrice.

 

Il Riferimento ad un Hadith Che Non Esiste

 

L’hadith a cui il Sig. Ramadn cercava di riferirsi è stato citato come base dell’intera discussione dal primo oratore, Shaykh Hamza Yusuf Hanson. I termini “Din” (religione), “Sunnah” (esempio) e “Shari`ah” (via) hanno significati differenti nell’Islam. Vi sono ahadith simili a quello menzionato nella conferenza, che menzionano i termini “Din” e “Sunnah“, ma non vi è alcun hadith di questo genere con il termine “Shari`ah“. In altre parole, non ho potuto rintracciare alcun hadith che affermi che Allah manderà qualcuno al volgere di ogni secolo per rinnovare la Shari`ah, o che i ghuraba (estranei) rinnoveranno la Shari`ah, che è ciò che sembra che gli oratori stessero tentando di dire.

Ciò è significativo perché l’attenzione ai dettagli negli ahadith è richiesta ai sapienti in generale, ma specialmente quando essi tentano di riformare o rinnovare la religione deviando dalle tradizioni ricevute. Ogni termine ha specifiche connotazioni: vi è una gran differenza tra il tajdid (“rinnovamento”) del Din o della Sunnah ed il tajdid della Shari`ah.

La corruzione del Din e della Sunnah nasce prevalentemente dalle masse nella forma di negligenza e disattenzione, mentre la corruzione della Shari`ah è prevalentemente legata ai custodi della Shari`ah: gli `ulama’, che sono gli eredi dei Profeti.

Ma quando leggiamo le profezie relative alla corruzione della conoscenza della Shari`ah, troviamo uno scenario opposto a questo: la Conoscenza e la Guida resteranno preservata per mezzo della provvidenza divina fino al giorno in cui Allah deciderà di toglierle dal mondo: Egli farò ciò causando la morte degli `ulama’ nei cui cuori è preservata tale conoscenza. Allora, gli ignoranti verranno presi come sapienti e svieranno la gente e saranno sviati essi stessi, avendo corrotto la Shari`ah. Quando ciò succederà, nessun essere umano avrà il potere di correggerlo – nemmeno con tutte le biblioteche del mondo a sua disposizione.

 

La Rimozione dell’Autorità degli `Ulama’

 

Sembrerebbe piuttosto innocente suggerire – come ha fatto il Sig. Ramadan ad Oxford – che vi sia bisogno di “spostare il centro di gravità dell’autorità nell’Islam”. Egli intende istituire dei consigli per discutere questioni di fiqh ed usul al-fiqh, in cui in centro di gravità dell’autorità non resti più tra gli `ulama’ – che è dove Allah ed il Suo Profeta (sallalllahu `alayhi wa sallam) lo hanno collocato. Egli vorrebbe che gli `ulama’ condividessero la loro posizione ed autorità con esperti nei campi dei contesti, con pensatori ed intellettuali. Come parte di questa nuova struttura di autorità ha anche detto che “a volte abbiamo bisogno di persone che non siano Musulmane”, nei concili di fiqh!

Ora, mettiamo tutto questo in prospettiva. Immaginate se qualcuno dicesse ai giudici di questo paese che c’è bisogno di uno spostamento nel centro di gravità della loro autorità e che, da quel momento in poi, dovrebbero condividere la loro autorità con i periti giudiziari al servizio nei loro tribunali. Essi non sarebbero più in grado di esercitare giudizi indipendenti sulla base delle informazioni offerte dai periti giudiziari; piuttosto, i periti giudiziari dovrebbero partecipare nell’autorità di esercitare i giudizi. La risposta sarebbe: “Hai preso la medicina oggi, ragazzo?”.

Però, quando si tratta di Islam e Musulmani, siamo tutti troppo pronti a concedere il beneficio del dubbio a chiunque si atteggi a sapiente, il che è indicativo del livello di preoccupazione che abbiamo per le nostre anime a confronto dei nostri corpi. Non permetteremmo mai ad un uomo che dice di aver fatto un corso rapido in chirurgia di eseguire una cardiochirurgia, ma quando riguarda il nostro Iman, non ci importa se è un neo-Mu`tazilita che dice:

“Credo che adesso dobbiamo ritornare alle fonti dei principi della legge e della giurisprudenza (usul al-fiqh) e mettere in discussione le categorizzazioni e metodologie originarie”.
(Ramadan, T., What I Believe, Oxford University Press (2010), p. 85)

Chiediamo a noi stessi: chi furono le persone che hanno posto le fondamenta di queste categorizzazioni e formulato queste metodologie? Erano persone come l’Imam Abu Hanifa e l’Imam al-Shafi`i. Suggerire che il Sig. Ramadan, o qualsiasi altro tele-evangelista Musulmano di oggi, possieda la conoscenza e le capacità di decostruire le opere dell’Imam Abu Hanifa e al-Shafi`i è più che arroganza: è delirante, e chiunque scelga di seguire tale sviamento avrà molte ragioni di pentirsene.

 

Manipolazione Psicologica

 

Non biasimo la gente per il cadere preda di tale pretenziosa farsa: è stata architettata abilmente. Il Sig. Ramadan ha accusato gli `ulama’ di non avere una comprensione adeguata e di ignorare la “psicologia della fatwa“. Io credo che sia la psicologia della sua retorica a meritare qualche controllo. Se vi sedete ad ascoltare una conferenza di 45 minuti in cui l’oratore vi dice per 43 volte che ciò che vi sta dicendo sulla vostra religione è “piuttosto importante” o “molto importante”, sarà molto probabile che uscirete con l’impressione che questa persona è veramente “importante” per la vostra fede.

Questo è esattamente ciò che il Sig. Ramadan ha fatto alla conferenza di Oxford. In quasi ogni minuto della sua presentazione, alla platea è stato detto “ciò è importante” o “ciò è molto importante”. L’altra arma psicologica che ha impiegato è stata quella di ultra-enfatizzare la presenza di ikhtilafat (differenze d’opinione tra i sapienti), al punto tale da suggerire che nell’Islam non esista il concetto dell’ijma` (consenso).

Ha tentato pure di anticipare le critiche: “Questo non è per compiacere l’Occidente”, ha lamentato ripetutamente, ma senza offrire alcuna spiegazione del perché tutta la sua prescrizione si incastri perfettamente con i desideri e le aspirazioni degli orientalisti occidentali. “Non voglio riformare l’Islam”, “non sto toccando l’Islam”, “sto toccando le menti”, ha dichiarato, eppure la sua proposta è quella di una nuova struttura di autorità e di nuovi usul [principi] in cui le basi della giurisprudenza verrebbero decostruiti per conformarsi alla cosiddetta “nuova etica moderna” che è, complessivamente, occidentale.

 

Conclusione

 

Modificare senza alcuna giustificazione le leggi di eredità che sono esplicite nel Qur’an spinge i credenti non solo oltre i confini dell’halal e dell’haram: li spinge anche nella confusione e nel dubbio in un momento in cui i Musulmani sono presi di mira da tutti i lati. E’ un momento in cui essi hanno bisogno di supporto e forza d’animo nella fede, e certamente non hanno bisogno che la loro fede venga minata da riferimenti a nozioni immaginarie di una “superiore etica universale” posta al di sopra della Guida Rivelata.

Allah dice nel Santo Qur’an:

وَمَا كَانَ لِمُؤْمِنٍ وَلَا مُؤْمِنَةٍ إِذَا قَضَى اللَّـهُ وَرَسُولُهُ أَمْرًا أَن يَكُونَ لَهُمُ الْخِيَرَةُ مِنْ أَمْرِهِمْ ۗ وَمَن
يَعْصِ اللَّـهَ وَرَسُولَهُ فَقَدْ ضَلَّ ضَلَالًا مُّبِينًا

Non è appropriato per un credente od una credente, quando Allah ed il Suo Messaggero hanno decretato qualcosa, avere la loro opinione o scelta al riguardo. E chi disobbedisce ad Allah ed al Suo Messaggero ha certamente deviato in errore evidente“. – Sacro Qur’an, XXXIII, 36.

I Mu`taziliti erano un gruppo deviato di razionalisti che apparve nell’ultima parte del primo secolo dell’Islam. Il nucleo della loro devianza era nel dare la priorità all’intelletto umano al di sopra della Saggezza Rivelata. La loro riapparizione verso la fine del XIX secolo fu influenzata dal colonialismo e dalla Massoneria.

Basta solo dare un’occhiata al grafico a pagina 38 del libro del Sig. Ramadan, “Essere Musulmano Europeo” [edizione inglese] per vedere che ha in programma di continuare l’opera iniziata dagli attivisti neo-Mu`taziliti del XIX secolo.

Egli classifica il periodo tra il 1258 ed il 1870 come un periodo di “stagnazione e declino” per il mondo Musulmano, mentre considera quello dal 1870 in poi essere un periodo di “riaffermazione dell’ijtihad“. Muhammad Abduh nacque nel 1849 ed il 1871 è stato l’anno in cui Jamal Al-Din al-Afghani arrivò in Egitto. La descrizione neutrale delle sue attività da parte del Sig. Ramadan è rivelatrice:

“Come rivelato da Abduh, egli [Afghani] sviluppò nei suoi studenti un’inclinazione pratica: li incoraggiò a impegnarsi nella pubblicazione di riviste, a mettere in moto una corrente d’opinione ed ad aderire, come lui stesso fece, alle logge massoniche di ispirazione francese”. (Tariq Ramadan, Aux Sources du Renouveau musulman, D’al-Alfghani a Hassan al-Banna un siecle de reformisme islamique, Paris 1998, p. 54).

Dopo sei anni di esilio dall’Egitto britannico (1882-1888), Muhammad Abduh ritornò al Cairo e divenne presto Shaykh al-Azhar.

Allo stesso modo, anche i sei anni di bando (2004-2010) del Sig. Ramadan dagli Stati Uniti hanno potenziato il suo profilo (tra i Musulmani in occidente), e se è oggi provato da diversi studi accademici che Abduh ha servito nell’ufficio di al-Azhar come servitore fedele dei suoi maestri massonici [4], non sappiamo chi stia dietro le quinte delle buffonate a cui abbiamo assistito da parte del Sig. Ramadan. Tutto ciò che sappiamo è che tutte le volte che gli è stata data l’occasione, è sempre rimasto desideroso di controllare il pensiero dei Musulmani in una maniera che conforta e corrisponde a particolari sensibilità occidentali, anche quando tali pensieri sembrano piuttosto banali e non comportano conseguenze ostili per i Musulmani. Le coincidenze sono numerose e vi lascerò con un altro esempio:

Per il Sig. Ramadan, non bisogna più riferirsi ai “paesi Musulmani” con l’espressione “paesi Musulmani” perchè ciò potrebbe – non sia mai! – implicare inavvertitamente la non esistenza di minoranze in quei paesi, il che è causa di preoccupazione per gli occidentali. Perciò, tutti i paesi Musulmani dovrebbero essere rinominati “paesi a maggioranza Musulmana”, ovvero, i Musulmani sono meramente una maggioranza ma il paese non può essere chiamato “Musulmano”. Capita che i Musulmani siano meramente lì in gran numero, mentre dire “paese Musulmano” potrebbe anche significare Islamico e questo è da evitare. Non sorprende che, finora, abbia mancato di mostrare un entusiasmo simile nel manifestare la sua creatività per trovare nuovi nomi demograficamente-consapevoli per i paesi occidentali: che ne dite di “paesi a minoranza Musulmana”?

Se qualcuno restasse ancora incline a concedere al Sig. Ramadan il beneficio del dubbio, dopo tutto quanto è stato detto finora, semplicemente perchè è il nipote di Hasan al-Banna (ra), allora per favore prendetevi un momento per riflettere sulla shockante rivelazione che ha recentemente fatto al giornalista Benjamin Pauker del “Foreign Policy Magazine“: “Sono cresciuto in una famiglia molto liberale: mi è stato lasciato decidere da solo se pregare o no” (Foreign Policy, Jan/Feb 2011). Il lignaggio non ha valore quando una persona è sconnessa dal proprio retaggio. Inoltre, egli non è il primo deviato della famiglia. Suo prozio, Jamal Al-Banna (fratello di Hasan Al-Banna), è tristemente noto per i suoi scritti devianti e per comparire alla televisione egiziana emettendo ogni sorta di regole errate di fiqh su eredità, critiche agli `ulama’, delegittimazioni dell’hijab, promozione di promiscuità e baci tra i sessi, etc. La differenza tra lui ed il Sig. Ramadan è che in Egitto, Jamal al-Banna, grazie all’impegno degli `ulama nel contestarlo, è visto come un personaggio delirante alla Walter Mitty ed è ignorato da tutti. Invece, in Europa, lo spaccio al minuto dal nipote di vecchie idee Mu`tazilite riconfezionate in chiacchiere postmoderniste senza senso è preso sul serio da alcune persone, come gemme del mujaddid del secolo.

Qualcuno potrebbe dire: perché non possiamo semplicemente acconsentire ad avere idee differenti? Sarei stato io stesso un sostenitore di questo approccio in circostanze diverse da quelle in cui ci troviamo oggi. Per quanto distanti possano sembrare, gli accadimenti delle ultime settimane in Egitto sono strettamente connessi a questa discussione. I governi occidentali sperano in una riforma dell’Islam nel mondo Musulmano ed i risultati che hanno ottenuto con gente come Tariq Ramadan ed altri in occidente hanno aumentato le loro speranze e progetti di successo. Mentre, in passato, riformare l’Islam era soltanto un sogno, oggigiorno Tariq Ramadan ed i suoi seguaci sono esempi da portare in primo piano per incoraggiare chi una volta lo riteneva impossibile. Se l’Egitto, che è il cuore del mondo arabo, può essere cambiato, allora il resto del mondo Musulmano sarà un gioco da ragazzi.

La persona che l’occidente ha preparato per questo compito in Egitto è il Dr, Ayman Nour, che personifica le loro aspirazioni: egli possiede tutte le caratteristiche ed ambizioni necessarie. Dal suo libro “Yawmiyyat Sahafi Mushagib“, pubblicato nel 2000, si è in grado di comprendere perchè nel 2005, mentre gli Stati Uniti stavano usando l’Egitto per extraordinary renditions e torture, Condoleezza Rice cancellò una visita al Cairo in segno di protesta quando Nour venne arrestato.

La cosiddetta rivoluzione in Egitto non è stato nulla di più di una ben orchestata rotazione di parti per facilitare l’ingresso delle “persone giuste” che implementeranno “riforme sociali” su larga scala (che è l’espressione diplomatica per intendere la riforma delle pratiche islamiche). Un tale progetto richiede persone con un mandato autentico, qualcosa che Mubarak non aveva, e perciò doveva andarsene. Questo è quanto si intende con “trasformare l’instabilità in opportunità di riforma“. Mi aspetto che nei giorni e mesi a venire, vedremo sempre più persone alla Ayman Nour ed i giovani attivisti con legami con gli Stati Uniti che cercheranno di trasformare l’Egitto in qualcosa che avrebbe reso molto soddisfatto Muhammad Abduh ed i suoi maestri massonici. L’immagine è quella di un Ataturk (egiziano) del XXI secolo che, con l’aiuto dei suoi “giovani turchi” (i “giovani Masriyyn”) creerà una costituzione così intensamente secolare che l’Islam avrà poco o nessuno spazio per respirare, figuriamoci per influenzare la politica.

Quelli come Tariq Ramadan e tutti coloro che stanno chiedendo una riforma su larga scala sono implicati in questo assalto globale contro l’Islam. Essi forniscono soccorso ed incoraggiamento alle persone nei corridoi del potere occidentali che nutrono ambizioni che vanno ben al di là di “elezioni democratiche”.

يُرِيدُونَ أَن يُطْفِئُوا نُورَ اللَّـهِ بِأَفْوَاهِهِمْ وَيَأْبَى اللَّـهُ إِلَّا أَن يُتِمَّ نُورَهُ وَلَوْ كَرِهَ الْكَافِرُونَ

Vorrebbero spegnere la luce di Allah con le loro bocche, ma Allah non intende che perfezionare la Sua luce, anche se ciò dispiace ai miscredenti“. – Sacro Qur’an, IX, 32.

ثُمَّ جَعَلْنَاكَ عَلَىٰ شَرِيعَةٍ مِّنَ الْأَمْرِ فَاتَّبِعْهَا وَلَا تَتَّبِعْ أَهْوَاءَ الَّذِينَ لَا يَعْلَمُونَ

Quindi ti abbiamo posto su una via ordinata (Shari`ah) riguardo la questione [della religione]; seguila e non seguire le passioni di coloro che non conoscono” – Sacro Qur’an XLV, 18.

L’Imam Abdul Malik al-Juwayni (d. 478 H.) ha detto: “L’Ijma` è la cinghia ed il supporto della Shari`ah“.

L’Imam al-Sarakhsi (d. 490 H) ha detto: “Chi nega la validità dell’Ijma` cerca di demolire indirettamente la religione stessa”.

L’Imam Ibrahim ibn Maysarah (d. 132H) ha detto: “Chiunque onori un innovatore ha aiutato nella distruzione dell’Islam”.

L’Imam al-Fudayl ibn ‘Iyad (d. 187H) ha detto: “Ho incontrato i migliori tra le genti, tutti loro gente della Sunnah, ed essi erano soliti proibire l’accompagnare le genti dell’innovazione”.

L’Imam al-Hasan al-Basri (d. 110H) ha detto: “Non sedetevi con le genti dell’innovazione e delle passioni, né discutete con loro, né prestate loro ascolto”.

Il Profeta Muhammad (sallallahu `alayhi wa sallam) ha detto: “Chiunque innovi od ospiti un innovatore, su di lui vi è la maledizione di Allah, dei Suoi Angeli e dell’intera umanità”. (Bukhari (12/41) e Muslim (9/140)).

Secondo il Time Magazine, Tariq Ramadan è uno dei più grandi innovatori del XXI secolo. Abbiamo motivo di concordare.

Note:
[1] – Ramadan, T., (2010) “What I believe“. Oxford University Press, p. 108
[2] – “Unacceptable Allegation“, del Dr. Taha Jaber Al-`Alwani, 19 Aprile 2005 (IslamOnline.net)
[3] – Quest’anno, il sito Islam Online ha preso una svolta più “conservatrice”. La sua direzione in Qatar ha licenziato la maggior parte dei suoi impiegati egiziani, che erano andati in sciopero. (Financial Times, 1 Dicembre 2010)
[4] – A. Albert Kudsi-Zadeh, “Afghani and Freemasonry in Egypt,” Journal of the American Oriental Society, vol.92, no.1, 1972; e Karim Wissa, “Freemasonry in Egypt 1798-1921“, The British Society for Middle Eastern Studies Bulletin, vol.16, no.2, 1989.<!– –>