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San Valentino, Compleanni, ed Altre Stupidaggini

14 febbraio 2012 Lascia un commento

San Valentino, Compleanni, ed Altre Stupidaggini

 

Ciò che la propaganda commerciale e culturale offre come bello ha radici nel ripugnante paganesimo, ma molti ciechi seguaci non lo sanno.

 
Di: Khalid Baig

Pubblicato: 24 Zul-Qa’dah 1422, 7 Febbraio 2002

Da: http://www.albalagh.net/food_for_thought/valentine_daze.shtml?action=view&item=TP083

Traduzione a cura di: `Umar Andrea Lazzaro.

Esiste un gruppo di pratiche che consideriamo il fratello gemello della bid`ah. Come le bid`ah, esse prosperano sulle fondamenta doppie dell’ignoranza e dell’influenza esterna. Come lebid`ah, comportano dei rituali. Ma a differenza delle bid`ah, ai rituali non è stato dato un aspetto islamico: essi vengono seguiti in quanto considerati una pratica culturale accettabile, o la più recente cosa “in” importata.

La maggior parte di coloro che indulgono in esse non sanno nemmeno cosa stanno facendo: sono solamente ciechi seguaci dei loro altrettanto ciechi leader culturali. Non si rendono conto che ciò che considerano uno svago innocente ha invece le sue radici nel paganesimo, che i simboli che stringono sono i simboli della miscredenza, che le idee che acquisiscono sono il prodotto della superstizione. Che tutto ciò è la negazione di ciò che l’Islam rappresenta.

Prendiamo il giorno di San Valentino, una giornata che dopo essere morta di una ben meritata morte in gran parte d’Europa (ma sopravvivendo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti) ha improvvisamente iniziato ad emergere tra un buon numero di paesi musulmani. Chi era Valentino? Perchè si festeggia questo giorno?

 

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San Valentino, Compleanni ed Altre Stupidaggini

11 febbraio 2011 2 commenti

San Valentino, Compleanni, ed Altre Stupidaggini

 

Ciò che la propaganda commerciale e culturale offre come bello ha radici nel ripugnante paganesimo, ma molti ciechi seguaci non lo sanno.

 

 
Di: Khalid Baig

Pubblicato: 24 Zul-Qa’dah 1422, 7 Febbraio 2002

Da: http://www.albalagh.net/food_for_thought/valentine_daze.shtml?action=view&item=TP083

Traduzione a cura di: `Umar Andrea Lazzaro.

Esiste un gruppo di pratiche che consideriamo il fratello gemello della bid`ah. Come le bid`ah, esse prosperano sulle fondamenta doppie dell’ignoranza e dell’influenza esterna. Come le bid`ah, comportano dei rituali. Ma a differenza delle bid`ah, ai rituali non è stato dato un aspetto islamico: essi vengono seguiti in quanto considerati una pratica culturale accettabile, o la più recente cosa “in” importata.

La maggior parte di coloro che indulgono in esse non sanno nemmeno cosa stanno facendo: sono solamente ciechi seguaci dei loro altrettanto ciechi leader culturali. Non si rendono conto che ciò che considerano uno svago innocente ha invece le sue radici nel paganesimo, che i simboli che stringono sono i simboli della miscredenza, che le idee che acquisiscono sono il prodotto della superstizione. Che tutto ciò è la negazione di ciò che l’Islam rappresenta.

Prendiamo il giorno di San Valentino, una giornata che dopo essere morta di una ben meritata morte in gran parte d’Europa (ma sopravvivendo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti) ha improvvisamente iniziato ad emergere tra un buon numero di paesi musulmani. Chi era Valentino? Perchè si festeggia questo giorno? Le leggende abbondano, come sempre in questi casi, ma ciò che è sicuro è che il giorno di San Valentino iniziò come un rituale pagano introdotto dai Romani nel quarto secolo AC per onorare il “dio” Luperco. La principale attrazione di questo rituale era una lotteria che si teneva per distribuire tra giovani uomini delle giovani donne per “divertimento e piacere” – fino alla lotteria dell’anno seguente. Tra le varie parimenti abiette pratiche aggiornate con questa giornata, vi era la fustigazione di giovani donne per mano di due giovani uomini che avevano indosso soltanto una pelle di capra ed armati di cinghie di pelle di capra, spalmate di sangue di capre e cani sacrificali. Una frustata delle “sacre” cinghie da parte di questi “santi uomini” era ritenuta rendere le giovani maggiormente in grado di avere figli.

Come al solito, il Cristianesimo tentò, senza successo, di arrestare le scellerate celebrazioni dei Lupercalia. Per prima cosa sostituì la lotteria dei nomi delle donne con una lotteria dei nomi dei santi, con l’idea che durante l’anno a venire i giovani avrebbero emulato la vita del santo il cui nome avessero pescato. (L’idea che si possa preservare l’aspetto di un male comune eppure in qualche modo trasformarlo per servire il fine della virtù è sopravvissuta fino ad ora. Basti vedere a tutte quelle persone che stanno ancora tentando, senza risultato, di usare il formato degli spettacoli televisivi popolare per promuovere il bene. Potrebbero imparare qualcosa da questo po’ di storia: è fallito miseramente). Il Cristianesimo finì per fare a Roma – ed altrove – come facevano i Romani.

L’unico successo raggiunto è stato nel modificare il nome da Lupercalia a Giorno di San Valentino. Ciò è stato fatto nel 496 DC da Papa Gelasio, in onore di qualche San Valentino. Ci sono almeno cinquanta Valentino diversi nelle leggende cristiane. Due di loro sono più celebri, sebbene anche le loro vite e caratteri siano avvolti nel mistero. Secondo una leggenda, quella più in linea con la vera natura di questa celebrazione, San Valentino era un santo degli “innamorati”, lui stesso innamoratosi della figlia del suo carceriere.

A causa dei seri problemi che accompagnavano questa lotteria, il governo francese vietò questa pratica nel 1776. Anche in Italia, Austria, Ungheria e Germania il rituale svanì nel corso degli anni. Ancor prima, era stato vietato in Inghilterra durante il XVII secolo, quando i Puritani erano forti, ma nel 1660 Carlo II lo ripristinò. Da lì raggiunse anche il Nuovo Mondo, dove gli intraprendenti Yankee trovarono un buon modo per far soldi. Esther A. Howland, che produsse uno dei primi biglietti di auguri di San Valentino americani, chiamati – come altrimenti? – “Valentines”; negli anni ’40 dell’800, ne vendette per il valore di 5’000 dollari – quando 5’000 dollari erano un sacco di soldi – solo il primo anno. L’industria di San Valentino è in boom da allora.

E’ la stessa storia con Halloween, che vede esseri umani altrimenti normali vestirsi come fantasmi e folletti in una ripresa di un antico rituale pagano di adorazione demoniaca. Hotel a cinque stelle nei paesi musulmani organizzano feste di Halloween così che i ricchi possano festeggiare le superstizioni di una lontana epoca di ignoranza che una volta comprendevano persino l’obbrobriosa pratica di sacrifici umani. Il nome pagano di questo evento era “Samhain”. Così come nel caso del giorno di San Valentino, il Cristianesimo ne cambiò il nome, ma non le radici pagane.

Natale è un’altra storia. Oggi dei negozianti Musulmani vendono (ed i clienti comprano) simboli cristiani ad Islamabad, Dubai, Cairo. Partecipare in un noto festeggiamento religioso di un’altra religione è già abbastanza grave. Ciò che è peggio è il fatto che qui abbiamo un’altra festa pagana (i Saturnalia) che è stata cambiata nel nome – ed in poco altro – dal Cristianesimo.

Persino le feste considerate come più innocenti potrebbero avere delle fondamenta pagane. Sulla base di un resoconto, nelle culture pagane la gente temeva gli spiriti maligni – specialmente nel giorno del loro compleanno: era credenza comune che gli spiriti malvagi fossero più pericolosi per qualcuno quando questi andava incontro ad un cambiamento della sua vita quotidiana, come nel caso di diventare di un anno più vecchio. Perciò, la famiglia e gli amici circondavano la persona di risate e gioia il giorno del suo compleanno, per proteggerla dal male.

Come può una persona sana di mente pensare che l’Islam possa essere indifferente di fronte a pratiche impregnate di idee e credenze anti-islamiche? L’Islam è venuto per distruggere il paganesimo in tutte le sue forme e non può tollerarne alcuna traccia nella vita dei suoi credenti.

Inoltre, l’Islam è molto sensibile sul mantenere la sua purezza e identità unica dei suoi credenti: le leggi e gli insegnamenti islamici vanno in profondità per assicurare ciò. La Salat è proibita nei momenti precisi dell’alba, dello zenith e del tramonto per eliminare ogni possibilità di confusione con la pratica dell’adorazione del sole. Al digiuno volontario raccomandato del decimo giorno di Muharram, i Musulmani devono aggiungere un altro giorno (il nove o l’undici) per distinguerlo dall’allora pratica comune tra gli ebrei. Ai Musulmani è proibito imitare l’aspetto dei non-Musulmani.

Un Musulmano è un Musulmano per la vita: durante gioie e dolori, nelle feste e nella sofferenza, dobbiamo seguire l’unica retta via – non molti sentieri diversi. É una grande tragedia che sotto il bombardamento continuo della propaganda commerciale e culturale da parte delle forze della globalizzazione e dell’implacabile macchina mediatica, i Musulmani abbiano iniziato ad abbracciare i Valentini, i fantasmi di Halloween e persino Babbo Natale. Data la nostra terribile e crescente capitolazione al paganesimo l’unico giorno che dovremmo osservare è un giorno di lutto. Ancora meglio sarebbe un giorno di pentimento che ci potrebbe liberare da tutti questi giorni. E da tutto questo istupidimento.

Istruita, Ignorante e Femminista

4 dicembre 2010 Lascia un commento

In un’epoca in cui l’assalto delle forze del kufr all’Islam prende non solo la strada dell’aggressione militare, ma anche – e forse soprattutto – quella ideologica, nei tentativi di modifica del messaggio di Allah per adattarlo agli interessi del profitto, dell’oppressione, dell’ignoranza, una delle strade introdotte tra certi Musulmani con risultati più deleteri è quella del “femminismo”, i cui proponenti dall’”interno” definiscono “femminismo islamico”, per cercare di dare una venatura “islamica” a quello che non – invece – altro che il risultato dell’ennesimo tentativo di “legittimare” l’Islam in base ai canoni del kufr e dei suoi miti (democrazia, diritti umani, capitalismo, pacifismo, etc.), con l’unico risultato di piegare l’Islam ad ideologie ed interessi ad esso estranei ed opposti.

L’ennesimo articolo a segno di Khalid Baig.

Istruita, Ignorante e Femminista

Di: Khalid Baig
Da: http://www.albalagh.net/book_review/yamani.shtml
Traduzione a cura di: `Umar Andrea Lazzaro.

Recensione libraria a cura di Khalid Baig all’opera:
Titolo: “Femminismo ed Islam, Prospettive Giuridiche e Letterarie” (Feminism and Islam, Legal and Literary Perspectives)
A cura di: Mai Yamani
Pubblicato da: School of Oriental and African Studies, University of London.
Anni: 1996
385 pagine

Ricordate quando l’Unione Sovietica era una Superpotenza, e leggere Lenin e Marx (o almeno fingere di averli letti) era un segno di conquista intellettuale? In quei giorni “gloriosi”, pretese che anche l’Islam esponesse una sua propria versione di Socialismo, e che il Socialismo Islamico fosse la necessità dell’epoca, dominavano il panorama intellettuale del mondo Musulmano. Via via che l’Unione Sovietica diventò una “Sovietic Onion” [“cipolla sovietica”], scomparendo strato dopo strato, anche gli apologeti e le loro argomentazioni finirono nella pattumiera della storia.

Però, i veri apologeti non muoiono; semplicemente, ricompaiono in altre vesti, ogni volta sottomettendosi a qualunque cosa sembri essere l’ideologia dominante dell’epoca. Inizia il Femminismo: “Donne di tutto il mondo, unitevi”. Ed ecco già comparire un sacco di “esperti” sul Femminismo Islamico. Quindici di loro hanno contribuito con dei capitoli a questo libro, che è un tentativo intellettuale di servire la causa di questo nuovo stravagante -ismo, differente dagli -ismi precedenti solo nella faccia tosta dei suoi propositori. Notate infatti che il libro è intitolato “Femminismo ed Islam” e non “Islam e Femminismo”: per questi “esperti”, il femminismo (qualunque cosa significhi) è la Verità evidente ed assoluta; l’Islam, invece, sarebbe una religione “creata dall’uomo”, da esaminarsi e riformarsi in base ai dettati della prima! Dopotutto, i grandi giuristi islamici erano tutti uomini, “motivati dalla sete di potere”, che, agendo da “oppressori privilegiati”, avrebbero dato al loro genere più e più privilegi, usurpando i diritti delle donne [p. 331]. A scrivere il tafsir (esegesi) del Qur’an furono uomini, come persone come Bukhari e Muslim che raccolsero citazioni “che si presume essere state pronunciate dal Profeta [Sallallahu `alayhi wa sallam]”. [p. 35].

Le cose si fanno molto più sinistre. Gli antichi sapienti Islamici, muhaddithin, mufassirin, e pure gli storici, non solo sarebbero stati uomini decisi ad usurpare i diritti delle donne: essi sarebbero pure dei bugiardi che distorcevano la storia per mettere in cattiva luce qualunque cosa avesse preceduto l’Islam [p. 77]. E’ a causa delle loro distorsioni che la gente generalmente crede che l’Islam abbia significativamente migliorato le vite delle donne. Nonostante l’elaborato “occultamento”, una dedita ricercatrice come Ghada Karmi, Senior Research Fellow al Centro per gli studi Islamici e sul Medio Oriente dell’Università di Durham, per mezzo della sua brillante intelligenza ha scoperto che in realtà le donne stavano meglio prima dell’Islam! L’esistenza di dee come al-Uzza, Manat ed al-Lat sarebbe una prova che “la società era originariamente organizzata su una base matriarcale e/o matrilineare”. Inoltre, nella società della Jahiliyyah una donna poteva avere molti mariti così come l’uomo poteva avere molte mogli, producendo in tal modo un “equilibrio” che sarebbe stato distrutto dall’Islam! Inoltre, quando partoriva un figlio, la donna chiamava tutti i “mariti” e decideva chi riteneva ne fosse il padre, “e la sua parola era legge”. Qual posizione di potere!

Rispondere ad uno qualunque degli argomenti precedenti significa dare dignità a del puro nonsenso, ma è importante notare che in questo libro “accademico”, ella ha tanta pretesa alla corona dell'”Ijtihad” quanto l’esperta successiva. Il suo ijtihad ritiene che dal Qur’an vadano eliminati quei versetti che si occupano della legislazione, essendo la “parte mutevole”, e dovremmo lasciare gli altri versetti che si occupano del contenuto spirituale, poiché quella è la parte “invariabile”.

Temendo che tale “audace” proposta possa non venire accettata, altre “esperte” offrono nuove interpretazioni dei versetti del Qur’an, con lo stesso obiettivo. Un suggerimento che si trova ripetutamente è che l’Islam non obbligherebbe le donne Musulmane ad osservare l’hijab, o velo. Non vi è nulla di nuovo nella tesi che l’obbligo del velo si applichi solo alle mogli del Profeta, Sallallahu `alayhi wa sallam, ma è interessante ed istruttivo osservare la loro trattazione del soggetto. La loro tesi è basata su questo versetto “O mogli del Profeta, non siete simili ad alcuna delle altre donne. Se volete comportarvi devotamente, non siate accondiscendenti nel vostro eloquio, ché non vi desideri chi ha una malattia nel cuore. Parlate invece in modo conveniente. Rimanete con dignità nelle vostre case e non mostratevi come era costume ai tempi dell’ignoranza. Eseguite l’orazione, pagate la decima ed obbedite ad Allah e al Suo Inviato“. [Sacro Qur’an, Surah al-Ahzab, 33:32-33]. L’interpretazione fornita da tutti i sapienti è stata che tali comandi si applichino a tutte le donne credenti e che il riferimento alle mogli del Profeta (Allah sia soddisfatto di loro) ha il solo scopo di enfatizzare la loro maggiore responsabilità, essendo loro il modello di riferimento per tutte le altre credenti. Ma le femministe non possono resistere alla tentazione di un’interpretazione strettamente letterale come una via d’uscita per evitare i primi due ordini. Il problema è che qui vengono dati cinque comandi nello stesso tono, ed è ovvio che gli ultimi tre si applichino a tutte le donne credenti. Se c’è una base per limitare selettivamente soltanto i primi due alle mogli del Profeta (Allah sia soddisfatto di loro), nessuno l’ha mostrata. Infatti, il ragionamento dato qualche versetto dopo demolisce completamente la tesi femminista: “Quando chiedete ad esse un qualche oggetto, chiedetelo da dietro una cortina: ciò è più puro per i vostri cuori e per i loro“. [Sacro Qur’an, Surah al-Ahzab, 33:53]. Dire che il velo fosse necessario solo per le mogli del Profeta, Sallallahu ‘alayhi wa sallam, significa affermare o che il resto delle donne credenti avessero cuori più puri che non necessitavano della protezione del velo, o che per loro la purezza del cuore non sia necessaria!

Non a conoscenza di tale problema, ma felice della sia interpretazione letterale, A. L. Marsot ammette il vero motivo del suo opporsi al velo alla fine del suo articolo: il velo per lei implica un ruolo inferiore per le donne [p 46]. Lasciamo perdere se tale osservazione sia giustificata o meno, ma è impossibile ignorare i sentimenti qui espressi: “Il velo è un segno di inferiorità, allora lasciamolo alle Madri dei Credenti!”.

L’articolo di Mona Siddiqui, Lecturer in Studi islamici, alla Faculty of Divinity dell’Università di Glasgow, esamina la legge della Kafa’a (compatibilità) nella scuola Hanafita per dimostrare le “tensioni” tra diritti legali e norme sociali. Il principio basilare sottostante la Kafa’a è che una donna Musulmana non dovrebbe sposare un uomo Musulmano inferiore al di lei status e a quello della sua famiglia; tale matrimonio sarebbe permesso soltanto se non solo la donna ma anche il suo guardiano lo approva. La legge impedisce ad una donna di contrarre un matrimonio incompatibile e quindi potenzialmente disastroso, e definisce la compatibilità in preciso dettaglio. Perciò vi sono due possibili situazioni: un matrimonio all’interno della Kafa’a ed uno al di fuori di essa. Nel primo caso la donna può legalmente dare sé stessa in matrimonio, per proprio conto, ma è comunque desiderabile che lei abbia un wali o guardiano a sposarla in modo da non essere associata alla mancanza di pudore. Nel secondo, il matrimonio non è valido se il wali non lo approva. Mona Siddiqui trova problemi in entrambi: “Lo stigma di spudoratezza che è associato ad una donna che agisca all’interno dei parametri legali riflette una società riluttante ad eguagliare l’osservanza di un diritto legale al comportamento approvato”. La tensione che vede è risultato di un fallimento a comprendere la relazione complementare tra legge ed insegnamenti morali. Ad esempio, il divorzio è legalmente permesso, ma è la più ripugnante tra tutte le cose permesse. Vi è forse un conflitto? Assolutamente no. Il divorzio è legalmente permesso perché la valvola di sicurezza dev’esserci per i rari casi in cui possa essercene bisogno. Allo stesso tempo, gli insegnamenti morali e le norme sociali hanno lo scopo di ridurre il più possibile la necessità di tale valvola. Dovremmo lamentare che l’esercizio di un diritto legale venga compromesso dalle pressioni sociali? Similmente, la modestia e l’haya’ sono tra le più importanti qualità di una donna credente e chiunque non sia totalmente privo di queste qualità può comprendere il bisogno del wali per sposarla. Perché ci sarebbe un conflitto tra tale norma ed il diritto di accettare o rifiutare una proposta di matrimonio?

Ella nota pure che “nei testi di legge Islamica non figurano le astrazioni dell’amore romantico e quindi, nei modelli socio-strutturali discussi, alla potenziale importanza dell’amore nell’influenza la scelta del compagno viene negato qualsiasi riconoscimento giuridico”. Il suggerimento è che siccome aumenta la promiscuità di uomini e donne in scuole e luoghi di lavoro, con ciò portando ad un aumento di episodi di “amore romantico”, la legge vada cambiata per accomodare le nuove realtà. Interessante. E tu che pensavi che avesse capito che l’intera dottrina della Kafa’ah e dei diritti del wali era diretta ad assicurarsi che l’amore romantico non sia lasciato a briglia sciolta!

Anche la consigliera della Banca Mondiale, Lama Abu-Odeh, enfatizza il bisogno di tale genere di aggiustamenti. Ella chiede la fine dei delitti d’onore per la loro ovvia crudeltà. Se una donna commette fornicazione o adulterio ed il padre, il fratello od il marito lo scoprono e la uccidono in un accesso d’ira, le leggi in molti paesi Musulmani la considerano una situazione speciale, riducendo così la pena per omicidio. Questo è un crimine d’onore. Lo sviluppo di queste leggi, molte delle quali provenienti da fonti europee, è un risultato di tre fattori: 1) l’abrogazione delle leggi islamiche degli hudud; 2) lo sviluppo di pressioni che portano ad atti illeciti; 3) il desiderio di mantenere sotto controllo il disordine che ne risulta. L’articolo nota correttamente che “[le nuove pratiche sessuali] sono l’incubo del nazionalismo: esso sono il prodotto delle stesse politiche dei nazionalisti, eppure consapevolmente rifiutate dall’ideologia nazionalista”. La soluzione più sensata sarebbe di risolvere il problema alla radice eliminando le pressioni (programmi, articoli e pubblicità che eccitano i sensi in televisioni, film, radio, riviste e quotidiani) e rimuovendo le opportunità (promiscuità nelle scuole e sul lavoro, facile disponibilità di contraccettivi) a/di atti indecenti che in seguito portano ai delitti d’onore. Ciò includerebbe anche l’introduzione delle leggi degli hudud in base alla Shari`ah, che agiscono da deterrente. Ciò che invece l’autrice suggerisce è semplicemente di abrogare le clausole relative ai delitti d’onore e lasciare accadere ogni cosa. L’autrice è abbastanza intelligente da riconoscere che tale consiglio unilaterale incontrerebbe opposizione sulla base del fatto che promuoverebbe la promiscuità; per questo, suggerisce diverse risposte retoriche, in tal modo dandoci un assaggio della sessione strategica interna delle femministe: 1) Solo le donne povere sono vittime dei delitti d’onore. 2) Le donne arabe non diventeranno mai come le donne occidentali. 3) Non fa una bella impressione all’estero. 4) Un comportamento sessuale appropriato andrebbe promosso per mezzo di insegnamenti etici piuttosto che con la violenza. 5) Non vi è nulla di sbagliato in una storia d’amore. Ingegnosi punti di propaganda!

Questo ci porta alla questione del reale programma che sta dietro a questo libro. Eccezion fatta per un articolo di Raga El-Nimr, che potrebbe essere stato incluso per mantenere una facciata di obiettività, i contenuti di questo libro contengono “gemme” come quelle riportate in precedenza. E’ ovvio che questo libro non ha nulla a che fare con i veri problemi affrontati dalle donne Musulmane: non è curioso che parli delle discriminazioni contro le donne il Libano, cui non è permesso intraprendere lavori in miniera e fonderia, nelle fabbriche di birra e nelle distillerie o guidare mezzi pesanti [p. 328], ma non spenda una parola sul fardello delle donne Musulmane in Bosnia, Kashmir o Palestina?

In realtà, così come in tutte le opere delle femministe, i veri problemi delle donne Musulmane non sono affatto affrontati. Il problema primario delle donne Musulmano è la protezione della loro dignità e la prevenzione dell’immagine degradante ed umiliante veicolata dai media, che a sua volta porta ad ogni sorta di abusi. C’è bisogno di un’interdizione totale all’esposizione di immagini dei loro corpi a fini di profitto commercialo. Esse hanno bisogno anche di protezione da pratiche anti-Islamiche a cui le costringono i mariti: ci sono mariti che costringono le loro mogli a svelarsi in pubblico o frequentare i loro amici o addirittura le scoraggiano dalla preghiera; le donne Musulmane devono avere diritto di fare ricorso legale contro tali costrizioni. Similmente, vi sono regimi di paesi cosiddetti Musulmani che obbligano le donne a svelarsi in pubblico: questa è persecuzione religiosa sponsorizzata dallo Stato e le donne Musulmane devono vedersi restituiti i loro diritti per mezzo di uno stop totale a tali politiche. Una donna Musulmana ha bisogno anche di un sistema educativo che provvede ai suoi bisogni, invece di costringerla a diventare un uomo in una cieca corsa all’eguaglianza. Ha bisogno di strutture sanitarie che rispettano la sua dignità ed il suo bisogno di privacy; oggi, in molti paesi Musulmani una donna è totalmente impotente e vittima potenziale di ogni genere di abusi appena entra in un ospedale. Una donna Musulmana ha bisogno pure di un sistema legale e giudiziario che le assicura di poter ottenere i suoi diritti in base alla Shari’ah in caso di controversie. Ha bisogno di un sistema economico in cui non sia costretta a lasciare la casa per dover dividere il peso di guadagnare uno stipendio. Ha bisogno di un ambiente in cui i suoi istinti naturali alla maternità ed alla cura domestica siano rispettati, non schiacciati. Eppure, dai settori femministi c’è un silenzio assordante su tutte queste problematiche.

Ovviamente non ci si deve aspettare nulla di ciò da un libro che menziona con rispetto la nota Conferenza del Cairo e cita “autorità” come Benazir Bhutto sul bisogno di seguire “la forma corretta di Islam” o Suzanne Mubarak sull'”importanza della democrazia”. Qui c’è un altro problema, perché gli indizi che questo libro possa essere in realtà un’operazione segreta dell’ONU sono sparsi per tutti il libro. Qualunque dubbio a questo riguardo dovrebbe volatilizzarsi leggendo il capitolo 16, scritto da Jane Connor, sulla “Convenzione delle Donna sull’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Contro le Donne”. Ciò che si nasconde dietro queste parole impacciate ma dall’apparenza innocente, è una completa “shari`ah” delle Nazioni Unite indirizzata ad annullare la Shari`ah islamica. Promuove la fine della segregazione nei posti di lavoro e l’abbandono delle leggi islamiche di testimonianza, matrimonio, divorzio, custodia dei figli, paternità e pagamento degli alimenti. Inoltre, in caso di qualsiasi disputa, conferisce giurisdizione alla Corte Internazionale. Tale Convenzione è entrata in vigore nel 1981, mentre una Dichiarazione non vincolante era stata adottata nel 1963: tale processo è andata avanti silenziosamente, senza alcun dibattito o consapevolezza nei paesi Musulmani. Ciò che i paesi Musulmani hanno fatto, lavorando individualmente invece che facendo blocco comune, è stato esprimere riserve contro alcune delle clausole disapprovate; le Nazioni Unite, per forzare la loro opinione hanno ignorato tali riserve, un diritto dei membri sovrani dell’ONU. Ora, in questo mondo unipolare, l’ONU sta lavorando per far terminare tali riserve. L’articolo di Jane Connors, l'”esperta sull’Islam”, ci assicurerebbe che la maggior parte delle riserve non erano basate sulla Shari`ah islamica, che non avrebbe nulla a che fare con tali questioni mondane. Certo…

La sua relazione dovrebbe aprire gli occhi ai leader Musulmani che avevano brevemente diretto la loro attenzione a queste questioni durante la Conferenza del Cairo, ma che da quel momento sembrano essere tornati a dormire. L’ONU ha continuato a lavorare su queste cose ormai da diversi decenni e non vi è alcuna pausa nei suoi sforzi. In un’occasione la Convenzione ha chiesto all’ONU “di promuovere od intraprendere degli studi sulla condizione delle donne nelle leggi ed i costumi Islamici, ed in particolare sulla condizione e l’eguaglianza delle donne nella famiglia… prendendo in considerazione il principio di El Ijtihad nell’Islam”. Secondo Connors tale progetto fu accantonato per le proteste di alcuni paesi Musulmani tra cui Bangladesh ed Egitto.
Ma “Femminismo ed Islam” va’ in quel senso. Il suo essere pubblicato dall’Università di Londra, invece che dalla stampa dell’ONU, è teso a dargli un’ulteriore idea di obiettività e rispettabilità. Se solo potesse agire da sveglia per i leader Musulmani…

Ragione e Rivelazione

14 novembre 2010 Lascia un commento

Ragione e Rivelazione

 

di Khalid Baig

Da: http://www.albalagh.net/food_for_thought/reason.shtml

Traduzione a cura di `Umar Andrea Lazzaro.

L’economista americano Robert Samuelson ha recentemente fatto un’interessante osservazione sulla società americana dalla sua colonna su Newsweek: “Le glorie ed i mali dell’America sono saldamente fusi assieme”. Citando il sociologo Seymour Lipset, egli sostiene che il progresso e la vitalità economica dell’America vengano dalla stessa fonte da cui derivano criminalità, crisi della famiglia, diseguaglianza e volgarità. La libertà e l’individualismo hanno spinto lo sviluppo economico, ma hanno anche inibito il controllo sociale. Ma com’è che le qualità che hanno prodotto il meglio di una nazione debbano anche generarne il peggio? L’umanità è condannata ad avere i suoi vizi e le sue virtù così complicatamente mischiati?

Samuelson non ha esplorato la questione; piuttosto, sembra esservisi felicemente rassegnato: “Siamo gravati quanto favoriti dalle nostre convinzioni”, dice. L’economia – ci si potrebbe rammentare – è la “triste scienza”.

In realtà, il mondo non è condannato di proposito. Samuelson arriva molto vicino alla verità ma confonde gli approcci o gli strumenti con le qualità. Uno strumento che funziona bene in un settore sta venendo utilizzato in un altro per il quale non è mai stato progettato. Il problema risiede in chi lo utilizza, che continua ad insistere ad utilizzarlo nella seconda area in virtù del suo successo nella prima. Per dire le cose semplicemente, è il libero uso della ragione e dell’intelletto che sta dietro buona parte del fenomenale progresso scientifico e materiale dell’America (e dell’Occidente in generale). Ma è l’uso dello stesso strumento nella vita morale e religiosa che ha causato la sua parimenti fenomenale degenerazione morale!

Ogni strumento ha un’area designata di applicazione. Al di fuori di essa, non funzionerà. Un computer a 4 bit va’ bene per un po’ di matematica elementare che riguarda numeri primi: potrebbe moltiplicare 2 per 20 e dare istantaneamente la risposta corretta. Ma, gravato da calcoli complessi che riguardano diverse cifre decimali, darà la risposta SBAGLIATA. Una bilancia progettata per pesare dell’oro non andrà bene per del ferro, e viceversa. La loro risoluzione e capacità sono inadatte per tali impieghi.

Lo stesso vale per gli strumenti che utilizziamo per conoscere il mondo. I nostri sensi ed intelletto sono cose meravigliose; la scienza e la tecnologia riguardano interamente il loro utilizzo. E’ stata certamente la libera ricerca guidata dalla ragione a condurre a così tante scoperte scientifiche. Ciò è avvenuto ad un ritmo accelerato negli scorsi quattro secoli ed i risultati sono visibili ovunque attorno a noi.

Ma uno strumento che sia così buono in un’area potrebbe essere completamente inutile, persino pericoloso, in un’altra. La Pura Ragione, senza la Guida Divina, è uno strumento difettoso per decidere lo scopo della vita od indicare i suoi valori. Cos’è Giusto e cosa è Sbagliato? Queste domande richiedono una conoscenza che va’ oltre ciò che possiamo acquisire usando i nostri sensi ed un’analisi ragionata. Come risultato diretto, il ragionamento di ogni persona è diverso. Questa è la ragione per cui i filosofi non sono mai stati in grado di concordare su quale sia lo scopo della vita: Felicità? Sopravvivenza? Piacere? Amore? Realizzazione personale? Ognuno dice la sua. Inoltre, è impossibile per noi separare il nostro ragionamento in queste questioni dai nostri sentimenti. La ragione pura o non guidata diventa semplicemente uno strumento per giustificare ciò che desideriamo.

Il problema dell’Occidente odierno è che ha accettato lo strumento sbagliato per sviluppare la sua bussola morale.

Probabilmente la maggioranza della sua gente aborre l’omosessualità; sapranno che si tratta di un abominio e scelleratezza. Eppure oggi i matrimoni tra persone dello stesso sesso stanno ricevendo sanzione legale in Occidente, ed essi non possono fare niente per cercare di fermare tale processo. Perché? Perché non possono argomentare che ciò sia sbagliato sulla base della sola ragione. E’ molto più semplice fare una causa contro il fumare in luoghi pubblici, che contro le peggiori forme di immoralità. Questo è il risultato, quando la pura ragione viene accettata come giudice del giusto e dello sbagliato.

Non vi è nemmeno nulla di moderno in ciò. Diversi secoli fa, Obaidullah Hasan Qirwani, un capo della setta apostata dei batiniti, dichiarò sciocco per un fratello dare in sposa ad un completo estraneo la sua bellissima sorella, cercando di accontentarsi di una moglie meno attraente – un’altra estranea. La sorella sarebbe molto più adatta ad essere moglie di suo fratello, con cui potrebbe avere molta più compatibilità, egli sosteneva. Il suo ragionamento, non c’è dubbio, è disgustoso. Ma c’è una contro-argomentazione basata sulla pura ragione?

Di certo l’umanità ha bisogno di uno strumento superiore per determinare i valori e lo scopo della vita. Una fonte di orientamento che sia basata su una conoscenza certa, non sulle ipotesi. Uno strumento che possa guidare i nostri desideri invece di esservi sottomesso. Questo è ciò con cui sono venuti i Profeti, `alayhim assalam. Essi affermarono di aver accesso ad una superiore fonte di conoscenza: la Rivelazione Divina. Coloro che li accolsero utilizzarono la ragione e l’osservazione per verificare la loro autenticità e natura, ma accettarono la Rivelazione Divina come una fonte SUPERIORE di conoscenza! Questo è il motivo per cui un figlio può dire a suo padre:

يَاأَبَتِ إِنِّي قَدْ جَاءَنِي مِنَ الْعِلْمِ مَا لَمْ يَأْتِكَ فَاتَّبِعْنِي أَهْدِكَ صِرَاطا ً سَوِيّا

O padre, mi è stata data una scienza che tu non hai avuto, seguimi e ti condurrò sulla retta via”. – Sacro Qur’an, Surah Maryam, 19, 43).

Tutto ciò è ovvio, salvo che nelle implicazioni. Noi accettiamo che questo è Giusto e quello è Sbagliato perchè la Rivelazione ce l’ha DETTO, non perché ce l’ha PROVATO. Cosa vi è di sbagliato nella riba [usura]? Nel gioco d’azzardo? Nel maiale? Nell’alcool? C’è che la Rivelazione ci ha detto che essi sono illeciti! Perché l’hijab è necessario? Perché Allah ed il Suo Profeta (Sallallahu `alayhi wa sallam) l’hanno ordinato. Quali sono i diritti degli uomini e delle donne? Quelli dati loro da Allah e dal Suo Profeta, Sallallahu `alayhi wa salam. L’attributo essenziale dei Musulmani è che “abbiamo ascoltato ed obbediamo” (Surah al-Baqarah, 2, 285). Non è che hanno sentito, e dubitato, e discusso, ed investigato, e alla fine, se gli andava bene, hanno obbedito. Questo è pure IL messaggio del sacrificio del Profeta Ibrahim, `alayhi assalam, un evento determinante per l’Islam. Poiché il Qur’an descrive il momento in cui il padre ed il figlio erano pronti per il sacrificio finale, dicendo: “Quando si sottomisero” (Surah al-Saffat, 37, 103). Letteralmente si potrebbe anche tradurre come “Quando accettarono l’Islam”. Perché la pura ragione avrebbe potuto sollevare un milione di domande sul comando di quel sacrificio.

Normalmente, è difficile per noi dire “non lo so”. E’ ancora più difficile per le nazioni ammettere una debolezza nei loro tanto esaltati strumenti di indagine. E’ questo il dilemma del mondo moderno, che vede tanti torti in sé stesso ma non può arrivare ad ammettere il problema che c’è nel suo approccio di base.

Ma un Musulmano è una persona che ha sia la saggezza che il coraggio di sottomettersi di fronte alla fonte superiore di conoscenza e guida. Per lui, la Rivelazione guida la sua ragione, e la sua ragione controlla le sue emozioni. Questa è la persona che è favorita, ma non gravata, dalla sua fede.

Sunnah e Bid`ah

Sunnah e Bid`ah

 
La Retta Via è stata tracciata. Il nostro unico compito è seguirla, non cercare di scoprire nuove strade.

Di: Khalid Baig

Pubblicato: 11 Safar 1422, 5 May 2001
Da: http://www.albalagh.net/general/bidah.shtml

Traduzione a cura di: ‘Umar Andrea Lazzaro

Una giorno, alcuni sapienti ebrei dissero a Sayyidina Umar bin Khattab, Radi-Allahu `anhu, “il Qur’an contiene un versetto che se fosse stato rivelato a noi, avremmo designato un giorno per celebrarne la rivelazione”. Richiestogli quale fosse, essi citarono il versetto: “Oggi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l’Islàm.” [Al-Maida 5:3] Sì, conosco il tempo ed il luogo in cui fu rivelato, egli rispose.

Senza dubbio fu un giorno storico. Era il giorno di Arafa durante il Pellegrinaggio (Hajj) dell’addio del Profeta Muhammad, Sallallahu `alayhi wa sallam. Questo versetto annunciò il compimento di un processo storico che era iniziato con la venuta sulla terra di Sayyidina Adam, `alayhi assalam. Allah inviò con lui la Sua guida e lo informò che nelle generazioni a venire vi sarebbero stati altri messaggeri. Tale processo continuò per mezzo di 124’000 Profeti che furono inviati in luoghi diversi in tempi differenti, e culminò con la venuta dell’Ultimo Messaggero, Muhammad (Sallallahu `alayhi wa sallam). Egli ricevette rivelazioni lungo un periodo di ventitre anni. Quindi, durante il Pellegrinaggio dell’addio, presso la piana di Arafat, in presenza di quasi 150’000 Compagni, questo versetto annunciò che tutto ciò era finito!

Il pieno significato di questo messaggio non deve mai sfuggirci. L’Islam è differente da tutte le precedenti religioni rivelate in un aspetto fondamentale: tutte le altre vennero con una data di scadenza, mentre l’Islam non ne ha alcuna. La Guida da Allah è stata completata. La religione è stata perfezionata. Non vi saranno nuovi messaggi, né nuovi profeti, né nuove Shari`at, né nuovi comandamenti fino al Giorno del Giudizio! La Retta Via è stata tracciata. Il nostro unico compito è seguirla, non cercare di scoprire nuove strade. Nelle khutbah di Jumu`ah [“sermoni del Venerdì”] questa Ummah ha continuato a ripetere l’hadith: “Vi metto in guardia dalle materie di nuova invenzione (nella religione), ed ogni materia di nuova invenzione è bid`ah, ed ogni bid`ah è sviamento, ed ogni sviamento è nel Fuoco” (an-Nasa’i).

Nella terminologia Islamica, Sunnah ed Bid`ah sono contrari. “Sunnah” letteralmente significa strada, ed è la via mostrataci dal Profeta (Sallallahu `alayhi wa sallam): ciò include gli insegnamenti della Shari`ah derivati dal Qur’an, gli Ahadith, il consenso dei Compagni, e l‘ijtihad degli Imam qualificati. “Bid`ah” significa aggiungere o modificare degli articoli di fede o della pratica religiosa; essa può prendere varie forme: modificando l’occasione di un atto prescritto, estendendolo a circostanze per le quali non era inteso; aggiungendo ad un atto raccomandato restrizioni che la Shari`ah non ha imposto; cambiando lo stile o la forma di un tale atto raccomandato; iniziando ad eseguire collettivamente qualcosa che va’ eseguito individualmente, modificando la classificazione nella Shari`ah di una determinata azione, da permessa ad obbligatoria. Certo, anche aggiungendo un rituale dove non ne esisteva alcuno. Tutte queste sono forme di bid`ah. Tutte queste sono proibite.

La Bid`ah è come moneta falsa che cerca di togliere dalla circolazione quella vera. Dall’aspetto ha la parvenza di una virtuosa azione religiosa, ma si trova al di fuori della Shari`ah, così come le sue origini, che in un gran numero di casi possono essere rintracciate in influenze non-Islamiche provenienti da comunità circostanti con cui le comunità Musulmane vennero storicamente a contatto.
Da qui derivano i segnali rivelatori che la separano dalla Sunnah: Primo, le bid`ah variano normalmente da regione a regione – e nel tempo – rivelando la loro origine locale, non-Islamica. Ciò a differenza delle genuine pratiche religiose che mantengono ovunque la stessa forma: non importa da dove viene, un seguace -ad esempio- del Fiqh [giurisprudenza] Hanafita eseguirà la Salah esattamente nello stesso modo, fino al minimo dettaglio, come quando sollevare il dito indice [durante il Tashahhud]. Al contrario, le pratiche di bid`ah che contornano il matrimonio e la morte nel Subcontinente Indo-Pakistano sono diverse da quelle che hanno luogo in Arabia o in Africa.

Secondo, le pratiche di bid`ah sono in gran parte trasmesse dalla tradizione orale. Molte di esse hanno una struttura pseudo-legale e ritualistica, ma sarà molto difficile trovarla nei testi giuridici standard! Al contrario, esse vivono nel folklore. Ad esempio: si consideri la pratica della stretta di mano dopo aver completato la Salah. Aprite il capitolo sulla Salah nel vostro manuale di fiqh: esso elenca tutti i passi della Salah, in grande dettaglio. Si fa cenno anche alla stretta di mano? No. La stretta di mano viene dal folklore, non da un testo autentico, e questo è un indizio che essa possa essere una bid`ah, e lo è. Similmente, si considerino i rituali solitamente eseguiti alla morte di una persona. Nuovamente, i libri di fiqh descrivono in gran dettaglio come il funerale e la sepoltura vadano eseguiti. Ma fanno cenno anche al fatto che il terzo giorno (o il decimo, o il quarantesimo..), si debba organizzare un raduno in cui i partecipanti devono recitare il Qur’an a vantaggio del morto, e dopo di ciò si debba servir loro la cena? Ancora una volta, la risposta è no. Di nuovo, la ragione è che tutte queste pratiche comuni non fanno parte della Shari`ah. Sono un’aggiunta, o bid`ah.

Un fattore che aiuta il diffondersi delle bid`ah è quell’atteggiamento che tratta la religione come un hobby piuttosto che una cosa seria, il sottomettersi agli ordini di Allah. La pura sottomissione può risultare “noiosa”, richiede sacrifici. Le bid`ah sono un divertimento. E soprattutto, “promettono” una ricompensa nell’Aldilà. Ciò rende la bid`ah più letale dei normali peccati. Di un’azione che riconosciamo essere un peccato, possiamo pentirci. Ma come ci si può pentire da un errore che si considera giusto?

Ma in realtà, le bid`ah sono un enorme fardello. Gli insegnamenti Islamici sono semplici e facili, e la vita sarebbe molto più semplice se tutte le bid`ah fossero elimiate. Quando una persona muore, l’Islam insegna che gli altri dovrebbero offrire del cibo alla famiglia in lutto. La bid`ah richiede esattamente il contrario: che la famiglia a lutto debba sfamare tutti i visitatori – una pratica diffusa tra le comunità Musulmane in Asia. Anche altre bid`ah sono come questa: un fardello. Ed il fardello nell’Aldilà sarà molto più grande, perchè “ogni bid`ah è nel Fuoco”.

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