Fatawa dell’Imam Khaffaji e di `Allamah Kashmiri: Il “Perennialismo” è Kufr!
Fatawa dell’Imam Khaffaji e di `Allamah Kashmiri:
Il “Perennialismo” è Kufr!
A cura di Saad Khan
Il perennialismo è una delle più grandi fitan che la Ummah Islamica deve affrontare in Occidente. Gli `Ulama’ in passato hanno confutato questa fitna ed oggi c’è di nuovo bisogno di contrastare questo morbo. L’Imam Sayyid Anwar Shah Kashmiri (che Allah abbia misericordia di lui) ha citato una fatwa dell’Imam Shihab al-Din Khaffaji al-Maliki (che Allah abbia misericodia di lui) nel suo magnum opus “Ikfar al-Mulhidin” da “Nasim al-Riyad Sharh Shifa’“; egli scrive:
“…Colui che per un qualsiasi motivo non considera “kuffar” i seguaci di altre religioni: Egli dice: “Quindi (a causa dell’indecisione nel takfir da parte di coloro che travisano e distorcono nusus [testi] chiari ed unanimi) noi riteniamo kafir colui che non consideri kuffar i seguaci di altre religioni, o che esiti a chiamarli kuffar, o che dubiti del loro kufr, o che ritenga che la loro religione sia giusta, sebbene egli sostenga di essere Musulmano e consideri false le altre religioni al di fuori dell’Islam; allora è kafir anche chi non considera kuffar le persone di altre religioni, dato che questa persona oppone l’Islam rifiutandosi di considerare “kafir” un kafir e ciò è un tradimento ed una negazione della Religione. (In breve, non considerare “kafir” chiunque non segua l’Islam equivale ad opporre ed a negare l’Islam, ed un tale individuo è egli stesso un kafir)””.
(…)
Il Takfir ed i Due “Opposti Estremismi” al Riguardo
L’espressione takfir indica il dichiarare qualcuno “kafir“, ossia miscredente, non-Musulmano.
Sul concetto del takfir e sul suo utilizzo, si sono diffuse oggigiorno diverse incomprensioni.
La prima, è quella per la quale si crede che sia il takfir in se stesso a rendere qualcuno non-Musulmano (in un rapporto causa-effetto), come se si trattasse di una “bolla papale” o una forma di scomunica.
In realtà, nell’Islam non esiste né papato né autorità ecclesiale (grazie a Dio), e dunque nessuno ha la forza, il potere, la capacità, il diritto o l’autorità di “mettere,” “spingere” o porre qualcuno fuori dall’Islam e renderlo miscredente per mezzo di una qualche dichiarazione, responso giuridico, od altro.
Semmai, ciò che avviene è che la persona cui viene rivolto il takfir, viene semplicemente dichiarata pubblicamente ed esplicitamente qualcosa che già è; egli è già divenuto miscredente/non-Musulmano per conto di qualche sua stessa azione o dichiarazione che costituisca kufr; è già fuori dall’Islam, ed il takfir serve – a posteriori – a dichiarare, esplicitare e dare conferma a fatti già avvenuti, di una realtà già stabilita, ovvero l’avvenuta uscita al di fuori dell’Islam da parte della persona cui viene rivolto il takfir.
(…)
L’Unicità di Dio
L’Unicità di Dio
Di: Shah Waliullah al-Muhaddith al-Dahlawi
Articolo originale: http://www.deoband.org/2010/05/aqida/allah-and-his-attributes/the-unity-of-god/
Tradotto in italiano da Linda Lindt dalla traduzioni inglese di Marcia K. Hermansen.
Il principio più basilare di devozione e perno dei suoi vari aspetti è la dottrina dell’Unicità di Dio (Tawhid). Questo perché l’umiltà davanti al Signore dei mondi, che è la più grande virtù per acquisire la felicità suprema, dipende da questo.
Esso è la base della norma intellettuale per [acquisire virtù], che è la più utile delle due norme. Tramite essa, l’uomo è in grado di aiutarsi dedicandosi completamente all’apprendimento dall’Invisibile e a preparare la sua anima a essere collegata ad esso (1), tramite il divenire santificato. Il Profeta (Allah lo benedica e gli dia pace) ci ha informato della sua importanza e del suo essere uno dei tipi di devozione paragonabile al cuore umano, che quando è sano, anche tutto il resto è sano, e quando è corrotto, anche tutto il resto è corrotto.
Egli [ce] ne ha anche indicato l’importanza quando utilizzò la frase su un uomo che morì senza aver associato alcunché a Dio: “Lui è entrato in Paradiso”, o che: “Dio gli ha impedito di andare all’inferno” (2), o che: “non è stato velato dal Paradiso”, ed altre espressioni di questo tipo. Ci ha riportato dal suo Benedetto ed Esaltato Signore, “Chiunque Mi incontrerà [nel Giorno del Giudizio] con tanti peccati da riempire la terra, ma senza aver associato alcunché a Dio, lo incontrerò con una [terra] eguale piena di perdono“ (3).
Devi sapere che ci sono quattro gradi (maratib) di tawhid:
- Il primo è la restrizione dell’esistenza necessaria (wujub al-wujud) a Lui, che Egli sia Esaltato, poiché nessun altro oltre a Lui è Necessario.
- Il secondo è la limitazione della creazione (khalaq) del Trono, dei Cieli, della terra, e del resto delle sostanze a Lui, che sia Lodato. Questi due livelli non sono stati discussi nelle scritture divine, e gli Arabi politeisti, gli ebrei, e i cristiani non erano in disaccordo al riguardo; anzi, il Magnifico Corano afferma che queste premesse erano accettate da loro. (4)
- Il terzo è il restringere la gestione (tabdir) dei Cieli e della terra e di ciò che si trova tra di essi a Lui, che sia Lodato!
- Il quarto è che nessuno oltre a Lui ha il diritto di essere adorato (‘ibadah), e questi due (punti) sono intrecciati e inseparabili a causa di una naturale connessione tra di loro.
Estratto col permesso dell’autore dalla traduzione inglese di “Hujjat Allah al-Balighah “(“The Conclusive Argument from God”), ad opera della Prof. Marcia K. Hermansen
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- Collegata all’invisibile, tramite il legame con gli angeli.
- E’ riportato sull’autorità di Mu’adh b. Jabal (che Allah sia soddisfatto di lui) che il Messaggero di Allah (Pace e benedizioni di Allah su di lui) chiese: “Mu’adh, sai qual è il diritto di Allah sui Suoi servi?”. Lui (Mu’adh) disse: “Allah e il Suo Apostolo ne sanno di più”. Il Messaggero di Allah rispose: che solo Allah deve essere adorato senza associarGli alcunché”. Il Santo Profeta domandò: “Qual è il loro diritto su di Lui, se mai dovessero averne?” Mu’adh ribadì: “Allah e il Suo Messaggero ne sanno di più”. Il Santo Profeta disse: “Che Allah non li castigherà”. (Sahih Muslim). Ha riportato Anas (che Allah sia soddisfatto di lui): “Sono stato informato che il Profeta (Allah lo benedica e gli dia pace) ha detto a Mu’adh: “Chiunque incontrerà Allah senza averGli associato alcunché nell’adorazione andrà in Paradiso”. Mu’adh chiese al Profeta (Pace e benedizioni su di lui): “Non dovrei forse informare la gente di questa buona notizia?” il Profeta rispose: “No, temo che essi finiscano per dipendere da ciò (in modo assoluto)”. (Sahih al-Bukhari).
- Mishkat al-Masabih, p.494.
- Per esempio il versetto Coranico, “E se chiedi loro: «Chi ha creato i cieli e la terra?», di certo risponderanno: «Li ha creati l’Eccelso, il Sapiente»”. [43:9].
Come Accettare l’Islam? – Come fare per diventare Musulmani?
Come accettare l’Islam?
Come fare per diventare Musulmani?
Estratto con alcune modifiche da due fatawa di Mufti Taqi Usmani e Mufti Muhammad Ibn Adam al-Kawthari
Articoli originali:
http://www.daruliftaa.com/question?txt_questionid=q-21205570
http://www.albalagh.net/qa/q1.shtml
L’Islam è composto di determinate credenze ed azioni; è uno stile di vita completo. E’ questione di fede e convinzione, non di secondi fini.
Per diventare Musulmano è necessario accettare tutti i suoi insegnamenti fondamentali con anima e cuore. Bisognerà dunque innanzitutto studiare le dottrine basilari e gli insegnamenti dell’Islam.
Quando una persona è convinta e crede fermamente che l’Islam è la vera religione stabilita da Allah l’Onnipotente per tutti gli esseri umani, egli dovrà proseguire accettando l’Islam senza indugio.
Le dottrine essenziali che bisogna accettare entrando in Islam sono le seguenti:
1) Dio è uno: Egli non ha associati, né figli o figlie. Egli è Uno nel vero senso della parola, che non lascia spazio al concetto di trinità o a qualunque altra forma di pseudo-monoteismo (Tawhid) o di politeismo (shirk) mascherato.
2) Il Santo Profeta Muhammad (Allah lo benedica e gli dia la pace) è l’ultimo Messaggero di Allah, dopo il quale non arriverà alcun altro Messaggero o Profeta (in alcun senso del termine) di Allah.
3) Il Santo Qur’an è l’ultimo dei Libri divini, rivelato al Messaggero benedetto di Allah (Allah lo benedica e gli dia la pace), e tutto ciò che vi è contenuto è vero.
4) La vita nell’Aldilà (dopo la morte) è eterna, ed in essa una persona sarà di fronte all’esito delle sue azioni buone e cattive.
5) Tutti gli insegnamenti del Qur’an e del Messaggero di Allah (Allah lo benedica e gli dia la pace) in termini assoluti ed univoci sono veri ed accettabili.
Quando una persona accetta come vera questa dottrina essenziale dell’Islam dal profondo del suo cuore, e rigetta quelle credenze della sua precedente fede che contraddicano la dottrina islamica (ad esempio, un cristiano dovrà affermare di non credere più che Gesù, Pace su di lui, sia il figlio di Dio o parte della divinità; egli dovrà invece accettare che egli è un rispettato Messaggero di Allah, e non più di questo, avendo tutti gli attributi umani), egli sarà considerato un Musulmano.
Per quanto riguarda l’accettazione verbale [dell’Islam], la gran parte (jumhur) dei sapienti della dottrina Islamica (`Aqidah) sono dell’opinione che l’affermazione verbale sia una condizione per essere considerati Musulmani in questa vita, e sulla cui base vengono espressi i giudizi in questioni come matrimonio, eredità, l’essere sepolti in un cimitero islamico, etc.
Siccome avere una credenza nel cuore è qualcosa di nascosto che deve avere un segno, chiunque creda nel suo cuore (tasdiq bil qalb) ma non affermi con la lingua (iqrar bil lisan) è considerato un credente agli occhi di Allah l’Onnipotente, ma non nei giudizi di questo mondo (si veda: Sa’d al-Din al-Taftazani sul credo di Najm al-Din al-Nasafi, P. 190, Dar al-Bayruti, Damasco).
Per cui, se sei convinto della dottrina basilare ed essenziale dell’Islam, allora sei già considerato un credente agli occhi di Allah l’Onnipotente. Ma per essere considerato un credente in questo mondo, bisogna affermare ed esprimere la tua credenza pronunciando la Shahadah.
La conversione all’Islam è molto semplice e non prevede una particolare procedura, come battesimo od altro; non è necessario cercare la mediazione di un santo o un prete, né è un pre-requisito per accettare l’Islam recarsi in una moschea od una determinata istituzione: appena una persona accetti le credenze summenzionate con il suo cuore e le professi verbalmente, egli entra in Islam e diventa Musulmano.
Una persona può accettare l’Islam per conto suo, [non sono necessari testimoni]. Comunque, è consigliabile andare da un Musulmano istruito (preferibilmente un sapiente) che possa informarti a riguardo delle credenze basilari dell’Islam ed insegnarti l’espressione concisa e comprensiva per esprimere l’accettazione di tale dottrina [questo potrà essere fatto anche dopo aver già pronunciato la Shahadah per conto proprio, visto che non bisogna ritardare tale momento].
Generalmente, le seguenti frasi vengono usate a tale scopo, per accettare l’Islam:
“Testimonio che non vi è altra divinità all’infuori di Allah, e testimonio che Muhammad (Allah lo benedica e gli dia la pace) è il Suo Profeta”
[o “é il Suo servo e Messaggero“]”.
[In arabo:
أشهد أن لا إله إلا الله و أشهد أن محمد رسول الله
Traslitterazione (staccando parola per parola):
“Ash.hadu an la ilaha illa Allah wa ash.hadu anna Muhammadan Rasulu-Llah“.
–
“Ash.hadu al-la ilaha ill-Allah wa ash.hadu anna Muhammada-r-Rasulu-Llah“. (leggendo tutto attaccato)
(Il puntino è semplicemente per separare la “sh” (come in “sc” di “sci“) da un’altra “h” leggera.
Tutte le “h” sono “leggere” tranne quella di “Muhammadan“, che ho sottolineato per segnalare che è un po’ più “forte”).
Audio della Shahadah in arabo:
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/ab/Shahadah.ogg
http://discover.islamway.com/shihada.wav (più lento)]
E:
“Credo in Allah, i Suoi Angeli, ed i Suoi Libri (così come essi erano originariamente stati rivelati ai Suoi Profeti) ed ai Suoi Messaggeri e nel Giorno del Giudizio e nel fatto che tutto il destino – il bene ed il male – vengono da Allah e nella resurrezione dopo la morte”.
[In arabo:
Traslitterazione:
“Amantu biLlahi wa mala’ikatihi, wa kutubihi, wa rusulihi, wa-l-yawm-il-akhiri wa-l-qadri khayrihi wa sharrihi min Allahi ta`ala, wa-l-ba`thi ba`da-l-mawt”].
Dunque, affrettati ad accettare verbalmente l’Islam: non vi sono condizioni o pre-requisiti per accettare l’Islam: questa è la religione (Din) scelta dall’Onnipotente, ed è l’unica religione che salverà dalla punizione eterna nell’Aldilà. Per cui, presegui convertendoti subito all’Islam, senza alcun indugio, esitazione o preoccupazione riguardo il lato pratico dell’Islam.
Allah l’Altissimo dice:
إِنَّ الدِّينَ عِنْدَ اللَّهِ الإِسْلاَمُ
“In verità, la Religione presso Allah è l’Islam” – Sacro Qur’an III, 19.
In un altro versetto del Santo Qur’an, Allah dice:
وَمَنْ يَبْتَغِ غَيْرَ الإِسْلاَمِ دِينا ً فَلَنْ يُقْبَلَ مِنْهُ وَهُوَ فِي الآخِرَةِ مِنَ الْخَاسِرِينَ
“Chi vuole una religione diversa dall’Islàm, il suo culto non sarà accettato, e nell’altra vita sarà tra i perdenti”. – Sacro Qur’an – III, 85.
Le Sifat di Allah ed il Ta`wil: gli Ash`ariti ed i Maturiditi fanno parte di Ahl as-Sunnah?
Gli Ash`ariti ed i Maturiditi fanno parte di Ahl as-Sunnah?
Si può ricorrere al Ta`wil (interpretazione) in `Aqidah?
Di: Mufti Ebrahim Desai
Da: http://www.central-mosque.com/aqeedah/Maturidies.htm
Traduzione a cura di ‘Umar Andrea Lazzaro
Domanda:
Uno Shaykh ha detto che Ahl as-Sunnah wa al-Jama`ah è composta da chi segue il pensiero dell’Imam Ibn Taymiyya, che consiste nel credere nelle sifat (attributi) di Allah senza usare il Ta`wil (interpretazione); ha detto che gli Ash`ariti ed i Maturiditi usano il Ta`wil, che non è il metodo dei Salaf, per cui non fanno parte di Ahl as-Sunnah.
La mia domanda è: io seguo il fiqh dell’Imam Abu Hanifa e credo di essere Maturidita: allora non faccio parte di Ahl as-Sunnah? Per favore risponda in dettaglio alla mia domanda. [Ansar Ali]
Risposta:
I Maturiditi e gli Ash`ariti sono parte di Ahl as-Sunnah wa al-Jama`ah. Ecco qui una breve spiegazione della loro dottrina riguardo le Sifat [Attributi] di Allah.
Fondamentalmente, gli `Ulama’ di `Aqa’id (dottrina) si dividono in due gruppi:
a) Salaf (gli `Ulama’ delle prime generazioni);
b) Mutakallimin (gli `Ulama’ dell’`Aqidah).
L’Imam al-Nawawy (rahimahullah) dice nel suo commento del Sahih Muslim: Ci sono due famosi Madhhab [scuole] a riguardo del credo sulle Sifat di Allah:
1)Il Madhhab della maggioranza dei Salaf e di alcuni dei Mutakallimin, che consiste nel credere nella realtà delle Sifat di Allah in accordo con ciò che è appropriato ad Allah: non viene inteso il significato apparente/esteriore di queste Sifat, e non si ricorre all’uso del Ta`wil (interpretazione).
2)Il Madhhab della maggioranza dei Mutakallimin e di alcuni dei Salaf, come l’Imam al-Nawawi e l’Imam Al-Awza’i, che ricorre al Ta`wil.
Entrambi questi Madhhab sono unanimemente accettati [come Madhahib di Ahl as-Sunnah].
La nostra [1] `Aqidah è in accordo con il primo Madhhab.
Il secondo Madhhab emerse perchè nel tempo nacquero molti gruppi deviati – come al-Mujassimah [antropomorfisti], che credevano che Allah abbia le stesse qualità degli esseri umani: i Mutakallimin dovettero confutare questi gruppi deviati, e per fare ciò ricorsero all’uso di Ta`wilat (interpretazioni), affermando che certi versetti non vanno compresi letteralmente, ma indicano piuttosto il Potere, la Maestà [di Allah], e così via.
Ricorrendo al Ta`wil, non intendevano opporsi ai Salaf, ma semmai opporsi ai gruppi deviati. I Mutakallimin hanno affermato che se avessero vissuto all’epoca dei Salaf, non avrebbero fatto ricorso ad alcuna forma di Ta`wil nell’ambito delle Sifat [di Allah].
Per quanto riguarda l’Imam al-Maturidi (che generalmente gli Hanafiti seguono nella dottrina) e l’Imam al-Awza’i (che generalmente gli Shafi`iti seguono nella dottrina), entrambi credono nel non utilizzo del Ta`wil (si veda la Muqaddamah dello Shaykh Fathullah Khaleef al “Kitab al-Tawhid” dell’Imam al-Maturidi, a pag. 10-11. Questa è essenzialmente l’opinione di Ahl al-Sunna wa al-Jama`ah.
Per quanto riguardo il fatto che Ibn Taymiyyah (rahimahullah) credesse nelle Sifat di Allah senza ricorso al Ta`wil, lo Shaykh di cui parli ha riportato correttamente la posizione di Ibn Taymiyyah. (Fataawa ibn Taymiyah vol.6 pg.213; Cairo)
Per quanto riguarda invece la sua affermazione che Ahl as-Sunnah sia limitata a chi segue le opinioni di Ibn Taymiyyah, questo non è corretto, come spiegato precedentemente.
I sapienti delle scuole di pensiero Maturidita ed Ash`arita che hanno succeduto i fondatori di queste scuole adottarono l’opinione di ricorrere al Ta`wil per combattere le sette deviate delle loro rispettive epoche, ma questi sapienti conoscevano i limiti del ricorso al Ta`wil.
Noi consigliamo di seguire la dottrina dei Salaf, quindi non ricorriamo al Ta`wil, perchè:
1) Questo era il credo dell’Imam al-Maturidi (e noi siamo Maturiditi);
2) Gli `Ulama’ successivi hanno fatto ricorso al Ta`wil per via di una situazione di assoluta necessità (Darurah) (ovvero, la necessità di combattere le sette deviate);
3) Questi `Ulama’ che ricorsero al Ta`wil, conoscevano i limiti del Ta`wil, mentre noi oggi potremmo talvolta superare i limiti consentiti e cadere nel Kufr [miscredenza].
Dobbiamo anche essere consapevoli che non tutte le credenze di Ibn Taymiyyah sono in accordo con Ahl as-Sunnah; dobbiamo perciò adoperare cautela.
Lo Shaykh Taqi-ud-din Ahmad ibn Taymiyyah fu un importante `alim (sapiente) del Din, ed ebbe sue opinioni indipendenti su molte questioni, basate sulla sua vasta conoscenza e ricerca. Non è corretto per chi non è un sapiente né un esperto dare un giudizio, soprattutto su persone così istruite; essi dovrebbero temere Allah ed astenersi dal partecipare in tali discussioni. Quella delle divergenze d’opinione è una caratteristica saliente degli `Ulama’ al-Haqq (i veri sapienti).
Ed Allah Ta`ala sa meglio.
Mufti Ebrahim Desai
–
Note:
[1]: Qui Mufti Ebrahim Desai si riferisce alla posizione degli `Ulama’ del Maslak Deobandi, il maggiore e più prolifico gruppo di `Ulama’ Hanafiti di quest’epoca e rappresentanti autentici di Ahl as-Sunnah wa al-Jama`ah; NdT.
La Natura del Bene e del Male, e la Ragione
La natura del bene e del male
Shaykh `Abd al-Wahhab Khallaf
Traduzione parziale da: http://qa.sunnipath.com/issue_view.asp?HD=1&ID=2573&CATE=17
La posizione dell’Islam sunnita è che il bene ed il male non sono determinati [come tali] dalla ragione, ma solo dalla rivelazione, e perciò conosciuti solamente per mezzo della Shari`ah.
Il ruolo della mente umana non è quello di determinare cosa sia buono o cattivo, o giusto o sbagliato, ma piuttosto è quello di comprendere e implementare i precetti di Allah l’Altissimo, come contenuti nella Shari`ah del Profeta (Pace e Benedizioni su di lui)
Ciò è stato spiegato dal grande sapiente egiziano del Novecento, esperto nella scienza della metodologia legale (usul al-fiqh), Shaykh Abd al-Wahhab Khallaf, come tradotto da Shaykh Nuh Keller nel suo “Reliance of the Traveller”:
“a1.0 LA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE
a1.1 (Abd al-Wahhab Khallaf:) Non vi è disaccordo tra i sapienti dei Musulmani che la fonte delle regole legali per tutte le azioni delle persone moralmente responsabili è Allah il Più Glorioso.
a1.2 Sorge la questione: E’ possibile per la sola mente, senza l’aiuto dei Messaggeri di Allah e delle scritture rivelate, conoscere i precetti, in modo tale che una persona non raggiunta dalla predicazione di un Profeta sia capace -tramite la sua stessa ragione- di conoscere le regole di Allah a riguardo delle sue azioni? O questo è impossibile?
a1.3 La posizione degli Ash`ariti, i seguaci di Abul Hasan Ash`ari [che costituiscono una delle due/tre scuole di `Aqidah di Ahl as-Sunnah, NdT], è che la mente non è in grado di conoscere le regole di Allah riguardo gli atti delle persone moralmente responsabili, se non per il tramite dei Suoi messaggeri e dei libri ispirati.
[Ciò] perchè le menti [degli uomini] sono in ovvio disaccordo riguardo alle azioni. Alcuni trovano certi atti buoni, altri li considerano cattivi. Inoltre, una stessa persona può avere due idee riguardo la stessa materia. Il capriccio spesso la vince sull’intelletto, e considerare qualcosa come buono o cattivo finisce per basarsi sul mero capriccio. Perciò non si può dire che un’azione che la mente giudica buona sia per questo buona agli occhi di Allah, o che la sua esecuzione sia voluta e ricompensata da Allah; o che qualunque cosa la ragione ritenga sia cattiva sia per ciò stesso cattiva agli occhi di Allah, o che l’astensione da essa sia voluta da Allah, e la sua esecuzione da Lui punita.
a1.4 La premessa basilare di questa scuola di pensiero è che il bene delle azioni delle persona moralmente responsabili è ciò che il Legislatore (ovvero Allah) ha indicato sia buono o permesso o abbia chiesto sia fatto. E il male è ciò che il Legislatore ha indicato sia male chiedendoci di non farlo. Il bene non è ciò che la ragione considera “bene”, né il male è ciò che la ragione considera “male”. La misura del bene e del male, secondo questa scuola, è la Legge sacra, non la ragione (dis:W3).
a1.5 Secondo questa scuola, una persona non è moralmente obbligata da Allah a fare o a non fare qualcosa senza che l’invito di un Profeta e senza ciò che Allah ha legiferato li abbia raggiunti. Nessuno è ricompensato per il fatto di fare qualcosa o punito per non aver fatto o aver fatto qualcosa, finché egli non conosce per mezzo dei Messaggeri di Allah ciò che è obbligato a fare e ciò da cui è obbligato astenersi.
(…)”
(`Ilm usul al-fiqh (y71) 96-98 )
Ragione e Rivelazione
Ragione e Rivelazione
di Khalid Baig
Da: http://www.albalagh.net/food_for_thought/reason.shtml
Traduzione a cura di `Umar Andrea Lazzaro.
L’economista americano Robert Samuelson ha recentemente fatto un’interessante osservazione sulla società americana dalla sua colonna su Newsweek: “Le glorie ed i mali dell’America sono saldamente fusi assieme”. Citando il sociologo Seymour Lipset, egli sostiene che il progresso e la vitalità economica dell’America vengano dalla stessa fonte da cui derivano criminalità, crisi della famiglia, diseguaglianza e volgarità. La libertà e l’individualismo hanno spinto lo sviluppo economico, ma hanno anche inibito il controllo sociale. Ma com’è che le qualità che hanno prodotto il meglio di una nazione debbano anche generarne il peggio? L’umanità è condannata ad avere i suoi vizi e le sue virtù così complicatamente mischiati?
Samuelson non ha esplorato la questione; piuttosto, sembra esservisi felicemente rassegnato: “Siamo gravati quanto favoriti dalle nostre convinzioni”, dice. L’economia – ci si potrebbe rammentare – è la “triste scienza”.
In realtà, il mondo non è condannato di proposito. Samuelson arriva molto vicino alla verità ma confonde gli approcci o gli strumenti con le qualità. Uno strumento che funziona bene in un settore sta venendo utilizzato in un altro per il quale non è mai stato progettato. Il problema risiede in chi lo utilizza, che continua ad insistere ad utilizzarlo nella seconda area in virtù del suo successo nella prima. Per dire le cose semplicemente, è il libero uso della ragione e dell’intelletto che sta dietro buona parte del fenomenale progresso scientifico e materiale dell’America (e dell’Occidente in generale). Ma è l’uso dello stesso strumento nella vita morale e religiosa che ha causato la sua parimenti fenomenale degenerazione morale!
Ogni strumento ha un’area designata di applicazione. Al di fuori di essa, non funzionerà. Un computer a 4 bit va’ bene per un po’ di matematica elementare che riguarda numeri primi: potrebbe moltiplicare 2 per 20 e dare istantaneamente la risposta corretta. Ma, gravato da calcoli complessi che riguardano diverse cifre decimali, darà la risposta SBAGLIATA. Una bilancia progettata per pesare dell’oro non andrà bene per del ferro, e viceversa. La loro risoluzione e capacità sono inadatte per tali impieghi.
Lo stesso vale per gli strumenti che utilizziamo per conoscere il mondo. I nostri sensi ed intelletto sono cose meravigliose; la scienza e la tecnologia riguardano interamente il loro utilizzo. E’ stata certamente la libera ricerca guidata dalla ragione a condurre a così tante scoperte scientifiche. Ciò è avvenuto ad un ritmo accelerato negli scorsi quattro secoli ed i risultati sono visibili ovunque attorno a noi.
Ma uno strumento che sia così buono in un’area potrebbe essere completamente inutile, persino pericoloso, in un’altra. La Pura Ragione, senza la Guida Divina, è uno strumento difettoso per decidere lo scopo della vita od indicare i suoi valori. Cos’è Giusto e cosa è Sbagliato? Queste domande richiedono una conoscenza che va’ oltre ciò che possiamo acquisire usando i nostri sensi ed un’analisi ragionata. Come risultato diretto, il ragionamento di ogni persona è diverso. Questa è la ragione per cui i filosofi non sono mai stati in grado di concordare su quale sia lo scopo della vita: Felicità? Sopravvivenza? Piacere? Amore? Realizzazione personale? Ognuno dice la sua. Inoltre, è impossibile per noi separare il nostro ragionamento in queste questioni dai nostri sentimenti. La ragione pura o non guidata diventa semplicemente uno strumento per giustificare ciò che desideriamo.
Il problema dell’Occidente odierno è che ha accettato lo strumento sbagliato per sviluppare la sua bussola morale.
Probabilmente la maggioranza della sua gente aborre l’omosessualità; sapranno che si tratta di un abominio e scelleratezza. Eppure oggi i matrimoni tra persone dello stesso sesso stanno ricevendo sanzione legale in Occidente, ed essi non possono fare niente per cercare di fermare tale processo. Perché? Perché non possono argomentare che ciò sia sbagliato sulla base della sola ragione. E’ molto più semplice fare una causa contro il fumare in luoghi pubblici, che contro le peggiori forme di immoralità. Questo è il risultato, quando la pura ragione viene accettata come giudice del giusto e dello sbagliato.
Non vi è nemmeno nulla di moderno in ciò. Diversi secoli fa, Obaidullah Hasan Qirwani, un capo della setta apostata dei batiniti, dichiarò sciocco per un fratello dare in sposa ad un completo estraneo la sua bellissima sorella, cercando di accontentarsi di una moglie meno attraente – un’altra estranea. La sorella sarebbe molto più adatta ad essere moglie di suo fratello, con cui potrebbe avere molta più compatibilità, egli sosteneva. Il suo ragionamento, non c’è dubbio, è disgustoso. Ma c’è una contro-argomentazione basata sulla pura ragione?
Di certo l’umanità ha bisogno di uno strumento superiore per determinare i valori e lo scopo della vita. Una fonte di orientamento che sia basata su una conoscenza certa, non sulle ipotesi. Uno strumento che possa guidare i nostri desideri invece di esservi sottomesso. Questo è ciò con cui sono venuti i Profeti, `alayhim assalam. Essi affermarono di aver accesso ad una superiore fonte di conoscenza: la Rivelazione Divina. Coloro che li accolsero utilizzarono la ragione e l’osservazione per verificare la loro autenticità e natura, ma accettarono la Rivelazione Divina come una fonte SUPERIORE di conoscenza! Questo è il motivo per cui un figlio può dire a suo padre:
يَاأَبَتِ إِنِّي قَدْ جَاءَنِي مِنَ الْعِلْمِ مَا لَمْ يَأْتِكَ فَاتَّبِعْنِي أَهْدِكَ صِرَاطا ً سَوِيّا
“O padre, mi è stata data una scienza che tu non hai avuto, seguimi e ti condurrò sulla retta via”. – Sacro Qur’an, Surah Maryam, 19, 43).
Tutto ciò è ovvio, salvo che nelle implicazioni. Noi accettiamo che questo è Giusto e quello è Sbagliato perchè la Rivelazione ce l’ha DETTO, non perché ce l’ha PROVATO. Cosa vi è di sbagliato nella riba [usura]? Nel gioco d’azzardo? Nel maiale? Nell’alcool? C’è che la Rivelazione ci ha detto che essi sono illeciti! Perché l’hijab è necessario? Perché Allah ed il Suo Profeta (Sallallahu `alayhi wa sallam) l’hanno ordinato. Quali sono i diritti degli uomini e delle donne? Quelli dati loro da Allah e dal Suo Profeta, Sallallahu `alayhi wa salam. L’attributo essenziale dei Musulmani è che “abbiamo ascoltato ed obbediamo” (Surah al-Baqarah, 2, 285). Non è che hanno sentito, e dubitato, e discusso, ed investigato, e alla fine, se gli andava bene, hanno obbedito. Questo è pure IL messaggio del sacrificio del Profeta Ibrahim, `alayhi assalam, un evento determinante per l’Islam. Poiché il Qur’an descrive il momento in cui il padre ed il figlio erano pronti per il sacrificio finale, dicendo: “Quando si sottomisero” (Surah al-Saffat, 37, 103). Letteralmente si potrebbe anche tradurre come “Quando accettarono l’Islam”. Perché la pura ragione avrebbe potuto sollevare un milione di domande sul comando di quel sacrificio.
Normalmente, è difficile per noi dire “non lo so”. E’ ancora più difficile per le nazioni ammettere una debolezza nei loro tanto esaltati strumenti di indagine. E’ questo il dilemma del mondo moderno, che vede tanti torti in sé stesso ma non può arrivare ad ammettere il problema che c’è nel suo approccio di base.
Ma un Musulmano è una persona che ha sia la saggezza che il coraggio di sottomettersi di fronte alla fonte superiore di conoscenza e guida. Per lui, la Rivelazione guida la sua ragione, e la sua ragione controlla le sue emozioni. Questa è la persona che è favorita, ma non gravata, dalla sua fede.
Introduzione alla Scienza dell’`Aqidah
Introduzione alla Scienza dell’` Aqidah
Shaykh Abdur Rahman ibn Yusuf Mangera
Traduzione a cura di `Umar Andrea Lazzaro
La Dottrina islamica e l’Importanza del suo Studio
L’`Ilm al-Tawhid, la scienza dell’unicità divina, è una delle scienze più importanti e nobili.
Non solo raffina la nostra comprensione del Creatore, dei Suoi messaggeri, e della sua comunicazione con la creazione, ma mette pure in grado di acquisire la comprensione della realtà e dello scopo di questo mondo, e delle questioni escatologiche dell’Aldilà. Questi sono infatti i tre maggiori soggetti di ogni opera di dottrina islamica:
(1) L’essere divino ed i suoi attributi (ilahiyyat)
(2) Le funzione della profezie (nubuwwat)
(3) L’escatologia e ciò che avviene dopo la morte (maghibat)
Di fronte all’odierno assalto di varie ideologie e dottrine, ed alla promozione di una illimitata libertà di pensiero, è essenziale per tutti i Musulmani, i giovani in particolare, avere una ferma padronanza sulla loro dottrina; la comprensione basilare che si acquisisce con il venire allevato in una casa musulmana è scarsamente adeguata.
Vi sono numerose prove testuali della necessità di imparare la dottrina Islamica. Nel Qur’an è scritto: “Sappi, perciò, che non c’è dio all’infuori di Allah” (Qur’an; 47, 19), ed il Messaggero di Allah (Pace e Benedizioni su di lui) ha detto: “Di: “Credo in Allah”, e poi mantieniti risoluto” (Muslim).
Studiare la filosofia senza delle precedenti basi nella teologia Islamica è stato molte volte distruttivo per la fede di alcuni Musulmani: le persone esposte a confuse interpretazioni di metafisica ed altre complesse discipline trovano talvolta molto difficile accettare i punti della dottrina Islamica al cui riguardo erano fino ad allora inconsapevoli. Sono perciò costretti a valutare questi punti dottrinali islamici alla luce delle idee che hanno -subconsciamente o coscientemente- adottato. Per alcuni, ciò conduce ad un’immensa confusione intellettuale ed emotiva e ad un trauma che ha bisogno di anni per rimarginarsi.
Altri vengono inghiottiti dalla loro difficile situazione e diventano instancabili promotori di “riforme” e “progressivismo” nella religione. Certi casi estremi – Allah non voglio – finiscono nell’aperta apostasia. Solo i sinceri credenti che sono benedetti da Allah con la luce della vera conoscenza ed il ricorso a Lui sono salvati.
Un altro beneficio dello studiare la propria `adidah, oltre a questo livello basilare, consiste nel raggiungere una reale e vero apprezzamento della propra dottrina ed una loro più profonda comprensione, il che porta all’eliminazione dei dubbi. Uno studio ulteriore taglia anche dibattiti non necessari ed incostruttivi sulla natura della divinità come: “Dov’è Allah?”, “Quanto è potente e quanto controllo ha?”, “Allah si evolve?”, “Cos’è Allah e cosa non è”, “Cosa costituisce il vero credo?”, “Le azioni sono importanti o basta definirsi Musulmano per raggiungere la salvezza?” “I Profeti hanno la capacità di peccare?”, “Qual’è la nostra prospettiva sui Compagni?”, “Ci sono altre creazioni di Allah oltre a quando possiamo vedere?” “Cosa c’è dopo la morte?”, “Esiste l’eternità?”..
A domande come queste si può facilmente rispondere studiando libri più avanzati sulla dottrina islamica sotto la tutela di sapienti affidabili. Comunque, il vero beneficio di questo apprendimento va’ oltre qualsiasi soddisfazione intellettuale che si acquisisce in questo mondo: c’è uno scopo più alto. I sapienti, spiegando le prime regole (mabadi’) di questa scienza, dichiarano che il suo obiettivo è l’ottenimento -per la misericordia e la grazia di Allah- del successo nell’Aldilà, il compiacimento del Misericordioso, e l’ingresso nei giardini dell’eterna felicità.
Breve Riassunto delle Origini della Teologia Islamica
Le prime generazioni ebbero ben poco bisogno di forme codificate di teologia. La maggior parte delle volte, Surah al- Ikhlaṣ era sufficiente. Inoltre, durante la vita del Messaggero di Allah (Pace e Benedizioni su di lui) in particolare, ogni volta che si presentava una questione di fede o di dottrina, egli era lì a rispondere. Non c’era perciò bisogno di sistematizzare formalmente l’`aqidah, così come non c’era bisogno di farlo per il fiqh, il tafsir o altre scienze religiose. Quasi la stessa era la condizione all’epoca dei Compagni e a quella dei Seguaci, il periodo benedetto conosciuto come quello dei pii predecessori (salaf salihin).
Tuttavia, sebbene il credo e la pratica Islamica fosse per la maggior parte incrollabile durante questo periodo, lievi scosse segnalavano minacciosamente il terremoto che avrebbe presto fatto tremare e poi scosso la Ummah. Vedendo il pericolo che individui deviati, politici ambiziosi ed una popolazione sempre più confusa ponevano alla sacra conoscenza Islamica, i sapienti di ogni generazione successiva, in risposta alle esigenze delle rispettive epoche, compilarono e sistematizzarono norme, idee e dottrine islamiche, ed articolarono meticolosamente le discipline che conosciamo oggi.
L’origine di un rigoroso studio teologico può venir rintracciata durante il Califfato di `Uthman (radiyallahu `anhu). In quel periodo, varie idee aliene misero radici, con durata variabile, nella società Musulmana e trovarono uno zelante pubblico. Durante il periodo Abbaside, iniziato verso la metà del secondo secolo dopo l’Hijrah, l’introduzione della filosofia greca (o più precisamente ellenistica) nelle terre Musulmane portò ad accese discordie. Le neo-formata Mu`tazilah riuscì ad ottenere grande appoggio nella classe dominante, vincendo alle sue credenze diversi califfi; essi usavano il loro potente peso politico per discutere e reinterpretare molti fondamenti dell’Islam e per costringere alla conformità alle loro credenze, o almeno ridurre al silenzio ogni potenziale dissidente. Coloro che ebbero il coraggio di obiettare furono perseguitati senza pietà, in particolare l’Imam Ahmad ibn Hanbal (che Allah abbia misericordia di lui), che fu crudelmente messo alla frusta per il suo rifiutarsi di accettare false dottrine sul Qur’an. E’ in questo contesto turbolento che emersero le scuole teologiche ortodosse di Abu-l-Hasan Al-Ash`ari ed Abu Mansur al-Maturidi.
Molte delle differenze che si trovano nelle opere di dottrina islamica e teologia scolastica (kalam) sono principalmente tra, da una parte, Ash`ariti e Maturiditi e, dall’altra, Mu`taziliti, ed in misura minore Kharijiti, Jabariyya, Murji’ah ed un paio di altri gruppi. Le differenze che alcuni indicano tra gli Ash`ariti ed i Maturiditi non sono teologicamente significative ed hanno chiare ragioni storiche, cui accenneremo in più sotto; è più appropriato considerarli come due approcci alla stessa teologia e trattarli come un unico gruppo. Difatti, i sapienti fanno proprio questo, riferendosi ad entrambi i gruppi assieme come “Ash`ariti” quando li si contrappone ad altre sette. Entrambi questi due gruppi [Ash`ariti e Maturiditi] sono sempre stati reciprocamente tolleranti e non hanno mai etichettato l’altro come innovatore od eretico. E’ soltanto quando questi due gruppi sono contrapposti ai Mu`taziliti e ad altre credenze, che vediamo divergenze teologiche importanti. Uno studio esauriente di ognuno di questi due gruppi, e degli altri, e degli effetti che la loro azione congiunta ha avuto sui governi e sulle società Musulmane è stato delineato nei venerabili tomi di storia e teologia. E’ ben oltre il nostro scopo qui dare anche solo un riassunto di queste opere, ma per fornire un contesto appropriato in cui inserire al-‘Aqīdah al-Tahāwiyyah è opportuno dare una breve visione d’insieme dei maggior gruppi teologici.
Gli Ash`ariti
Il fondatore eponimo della scuola Ash`arita fu l’”Imam dei Teologi”: `Ali ibn Isma`il ibn Abi Bishr al-Ash`ari al-Yamani al-Basri (Siyar A‘lam al-Nubala’ 15:88); discendente del famoso Compagno Abu Mūsā al-Ash`ari, nacque a Basra nell’anno 260/873 e morì nel 324/935.
L’Imam Ash`ari nacque in un’epoca in cui diverse sette litigiose che si impegnavano a lanciare accuse di eresia e miscredenza ad altri Musulmani. Di queste, la Mu`tazila emerse come la ben più forte e guadagnò a sé il maggior numero di adernti, specialmente dopo aver iniziato a guadagnare il supporto del califfato.
Lo stesso Abu-l-Hasan al-Ash`ari iniziò come un Mu`tazilita: crescendo come figliastro e studente del famoso insegnange Mu`tazilita Abu `Ali al-Jabba’i (m. 303/915), divenne fermamente istruito nella loro ideologia e competente nei loro metodi di argomentazione, e fu un allenato dibattitore a braccio. Tutte queste qualità fecero di lui il candidato ideale ad essere il sapiente Mu`tazilita di punta, un posto che tenne per molti anni. Però, all’età di quarant’anni, scioccò tutti separandosi da loro e rinunciando alle loro credenze. Annunciò anche pubblicamente il suo pentimento dalle loro credenze, e quindi iniziò a difendere la vera dottrina di Ahl al-Sunnah wa al-Jama`ah cui aderivano i grandi giuristi ad i sapienti di ḥadīth del suo tempo.
Molto è stato narrato riguardo la conversione dell’Imam Ash`ari all’ortodossia. Il grande specialista di ḥadīth e storico Ibn `Asakir riporta da Isma`il ibn Abi Muhammad ibn Ishaq al-Ash`ari (che Allah abbia misericordia di lui), “Ash`ari fu il nostro shaykh ed Imam, colui in cui ponemmo la nostra fiducia. Persistette nell’ideologia dei Mu`taziliti per quarant’anni, poi si ritirò dal pubblico nella sua casa per quindici giorni. Quando uscì fuori, andò alla Grande Moschea, salì sul pulpito, e disse “O gente, mi sono ritirato da voi durante questio periodo perchè, nel mio studio delle prove [di certe questioni teologiche], mi sembrarono essere alla pari tra loro, e non riuscivo a distinguere il vero dal falso ed il falso dal vero. Chiesi perciò la guida da Allah, il Benedettissimo, l’Altissimo, ed Egli mi ha guidato alla dottrina che ho scritto in questo mio libro. Mi privo ora di tutto ciò che credevo, come mi primo ora di questo vestito”. Si tolse la veste che indossava e la mise da parte, e passò alla gente i libri; tra loro vi era al-Luma’ (Le Scintille). Quindi disse: “D’ora in poi, mi impegnerò a confutare le credenze dei Mu`taziliti ed esporre i loro errori e debolezze”.
Quando i sapienti di ḥadīth e giurisprudenza lessero questi libri, adottarono il loro contenuto e vi aderirono completamente, talmente tanto che la loro scuola di pensiero iniziò a venire attribuita a lui”.
Anche un’altro incidente, trasmesso da Qari, Taftazani, ed altri, può aver contribuito alla sua conversione. Essi riportano che lo Shaykh Abu-l-Hasan al-Ash`ari un giorno chiese al suo insegnante Abu `Ali al-Jubba’i: “Qual’è la sua opinione su tre fratelli, uno dei quali muore obbediente, un altro disobbediente, ed il terzo ancora bambino?”; quello rispose: “Il primo verrà ricompensato, il secondo punito con l’Inferno ed il terzo non verrà né punito né ricompensato”: Ash`ari chiese: “Se il terzo dice: “O Signore, perchè mi hai fatto morire ad una giovane età e non mi hai lasciato crescere così che potessi esserTi obbediente e perciò entrare in Paradiso?”. Jubba’i rispose che Allah avrebbe detto: “Io sapevo che se tu fossi cresciuto mi avresti disobbedito e perciò saresti andato all’Inferno, perciò è stato meglio per te essere morto giovane”.
Allora Ash`ari disse: “Se il secondo dice: “Mio Signore, perchè non hai lasciato morire [anche] me giovane, così non avrei disobbedito e non sarei entrato all’Inferno?” Cosa dirà allora il Signore?”. Jubba’i fu confuso. Ash`ari abbandonò la dottrina Mu`tazilita ed iniziò a confutarla e a stabilire quanto fosse stato trasmesso dalla Sunnah e confermato dalla jamā`ah, o comunità, dei Compagni e dei pii predecessori. Perciò, lui ed i suoi seguaci vennero chiamati Ahl as-Sunnah wa al-Jama`ah o “la Gente della Sunnah e della Comunità”. (Minaḥ al- Rawḍ al-Azhar 220, Sharḥ al-ʿAqā’id al-Nasafiyya).
I Maturiditi
Muḥammad ibn Muḥammad ibn Maḥmūd, Abu Mansur al-Maturidi, l’“Imam dei Teologi”, fu l’eponimo fondatore della seconda maggiore scuola Sunnita di teologia.
Egli nacque a Māturīd, un distretto di Samarqand, nell’odierno Uzbekistan. Oltre ad essere uno degli Imam dei fondamenti del Dīn, fu un prominente giurista della scuola Ḥanafī, avendo studiato da Naṣr ibn Yaḥyā al-Balkhī. Abu Zahra (m. 1396/1976) dice nel suo Al-Madhāhib al-Islāmiyyah: “Abu Mansur al-Maturidi ed Abu-l-Ḥasan al-Ash`ari furono contemporanei, ed entrambi erano impegnati nella stessa causa. La differenza era che l’Imam Ash`ari era più vicino al campo degli oppositori [i Mu`taziliti]: Basra era stata la città natale dell’ideologia Mu`tazilita ed il luogo in cui crebbe e da cui si diffuse, e fu anche uno dei maggiori fronti nella guerra ideologica tra i Mu`taziliti ed i sapienti di ḥadīth e giurisprudenza (fiqh).
Sebbene Abu Mansur al-Maturidi fosse lontano da questo campo di battaglia, il suo eco aveva raggiunto le terre in cui viveva, e così, vi erano Mu`taziliti in Transoxiana che imitavano i Mu`taziliti dell’Iraq. Fu Maturidi che si alzò a combatterli”.
Ciò che impariamo dalle biografie di questi due Imam è che il loro obiettivo era uno: difendere la dottrina ortodossa di Ahl as-Sunnah wa al-Jama`ah dall’assalto degli innovatori, specialmente i Mu`taziliti. Sebbeno i loro obiettivi fossero gli stessi, certi elementi delle loro metodologie inevitabilmente furono differenti, in base alle circostanze uniche delle località in cui ciascun Imam viveva.
Alcuni sapienti hanno sintetizzato le loro differenze nel seguente modo: Ash`ari non riservò grande spazio alla ragione in presenza dei testi sacri, anche se si trattasse di testi trasmessi da un unico narratore (khabar ahad) invece che attraverso una trasmissione ininterrotta (tawatur), mentre Maturidi tentava di riconciliare tra la ragione ed i testi trasmessi (manqul) finchè fosse possibile farlo senza troppe difficoltà o senza sacrificare la correttezza. Questa sottile differenza nella metodologia non produsse alcuna incongruenza sostanziale nei loro precetti teologici, ma in effetti servì solo ad arricchire il discorso teologico esistente. Le differenze riguardavano materie ausiliarie che non avevano peso sui fondamenti condivisi, e molte di queste lievi differenze si potrebbe ridurre a mere differenze nella fraseologia. Queste due scuole sono perciò entrambe classificate come scuole ortodosse di teologia Islamica e di Ahl as-Sunnah wa al-Jama`ah, con i Maturiditi generalmente inclusi nel nome generale di “Ash`ariti” quando confrontati con i Mu`taziliti, i Kharijiti, ed altri innovatori.
Dovrebbe essere interessante notare che la maggior parte dei seguaci della scuola Hanafi di giurisprudenza sono storicamente stati seguaci della scuola Maturidita di teologia; mentre un terzo di loro, assieme a tre quarti degli Shafi`i, tutti i Maliki ed alcuni Hanbali, aderiscono alla scuola Ash`arita. Alcuni Ḥanafī, Hanbali e Shafi`i aderirono alla scuola Mu`tazilita, e a parte un altro gruppo di Hanbali, che rimasero sulla scuola dei predecessori (salaf) nella pratica del tafwid (consegnare ad Allah la conoscenza dei dettagli delle parti ambigue [mutashabihat] dei sacri testi), molti altri aderirono all’ideologia della Hashawiyya. (Muqaddimat al-Imam al-Kawthari).
I Mu`taziliti
Isolazionisti o Coloro che Dissentono. La dottrina Mu`tazilita nacque a Basra all’inizio del secondo secolo, quando Wasil ibn `Ata’ (m. 131/748) lasciò la cerchia di Hasan al-Basri dopo una disputa teologica a riguardo di al-manzila bayn al-manzilatayn, e riguardo l’ipotesi se una persona colpevole di un peccato maggiore rimanesse un credente. Hasan Basri disse: “`Ata’ ha dissentito da noi”, e da quel momento, lui ed i suoi seguaci furono chiamati “Coloro che Dissentono”, o “Mu`tazila”.
I Mu`taziliti si definirono “Ahl al-Tawhid wa al-`Adl” (La Gente dell’Unicità Divina e della Giustizia), pretendendo che la loro teologia basasse il sistema dottrinale islamico nella ragione. I pilastri Mu`taziliti si concentravano su Cinque Principi:
(1) tawhid (unicità divina)
(2) `adl (giustizia divina)
(3) wa‘d wa wa‘id (promessa e minaccia)
(4) al-manzila bayn al-manzilatayn (il livello tra i due livelli)
(5) amr bi ‘l-ma`ruf wa ‘l-nahy `an al-munkar (ordinare il bene e proibire il male).
I fondatori ed i leader di questa setta includevano Abu ‘Ali Muhammad ibn ‘Abd al-Wahhab al-Jubba’i, ‘Amr ibn ‘Ubayd, Bishr ibn Sa‘id, Ibrahim ibn al-Nazzam, Yashama ibn al-Mu‘tamir, Abu ‘l-Hudhayl al-‘Allaf, ed Abu Bakr ‘Abd al-Rahman ibn Kisan al-Asamm. Nel tempo, la Mu`taziliyyah si divise in più di venti sotto-gruppi, come la Wasiliyyah, la Hudhaliyyah, e la Nazzamiyyah, ognuno nominato dal nome del suo fondatore, ed alcuni di loro arrivavano a considerare miscredenti gli altri sottogruppi. Comunque, tutti loro condividevano l’opposizione ad Ahl as-Sunnah wa al-Jama`ah in diverse credenze essenziali, una delle quali era la loro negazione degli Attributi (sifat al-ma`ani).
A differenza di Ahl as-Sunnah wa al-Jama`ah, i Mu`taziliti affermavano che Allah conosce, vuole, e vede attraverso la Sua Essenza, invece che attraverso gli Attributi di Conoscenza, Volontà e Vista. Inoltre, negavano la visione beatifica da parte degli abitanti del Paradiso. Essi credevano che Allah crea la Sua parola in un corpo e che il Qur’an è perciò creato; che la ragione può imporre il giusto e lo sbagliato ad Allah ed obbligarlo a dichiararli tali; che è obbligatorio ad Allah punire il peccatore e ricompensare l’obbediente; che il servo è il creatore delle sue azioni volontarie; e che la miscredenza e la disobbedienza non sono creati da Allah (perciò, sono anche Qadariti, vedi sotto). Non di meno, va’ ricordato che sebbene tali credenze siano corrotte ed invalide, i sapienti Musulmani ortodossi non hanno necessariamente accusato di apostasia i Mu`taziliti, né hanno ritenuto permesso dichiararli miscredenti a causa delle loro idee; ma gli hanno riconosciuto lo stato di innovatori e trasgressori.
La Qadariyyah
Libertaristi. Essi propugnavano l’idea dell’assoluto libero arbitrio, o libertarismo. L’ideologia della Qadariyyah (Qadariti) è fondamentalmente condivisa dalla Shi`ah e della Mu`taziliyya: entrambi dei quali negano che Allah crea il male, ed attribuiscono all’uomo l’abilità di creare il male. Ma‘bad ibn Khalid al-Juhani (m. 80/699) fu il primo a parlare negando il qadar (predestinazione).
I Khawarij (Kharijiti)
Separatisti o Secessori. I Khawarij (o Kharigiti) furono la prima setta a separarsi dall’Islam ortodosso. Dopo l’arbitrazione tra `Ali e Mu`awiyya (che Allah sia soddisfatto di entrambi), un piccolo numero di pietisti si separarono da loro e si ritirarono al villaggio di Harura’ sotto il comando di Ibn Wahb e vicino a Nahrawan furono raggiunti da un gruppo più ampio. Questo fu il gruppo responsabile dell’assassinio di `Ali (che Allah sia soddisfatto di lui) e del fallito tentativo di assassinare Mu`awiya ed `Amr ibn al-`As (che Allah sia soddisfatto di entrambi). Persino più estremi della Mu`taziliyya, consideravano le azioni essere parte integrante della fede e perciò ritenevano essere miscredente chiunque fosse colpevole di un peccato maggiore.
Ci furono alcune altre sette teologiche che emersero, che non ebbero la stessa influenza della Mu`taziliyyah, ma nondimeno di aggiunsero al feroce settarismo che caratterizzava quel periodo.
La Jabariyyah
Fatalisti. Il credo della Jabariyyah (Jabariti) è diametricalmente opposto a quello della Qadariyya. Ebbero una prospettiva fatalista e credevano che l’uomo non ha libero arbitrio nelle sue azioni; che l’uomo è sotto costrizione, o jabr, così come una piuma è alla mercé dei venti; e che non ha scelta nemmeno nelle sue azioni intenzionali. Un sottogruppo della Jabariyyah è la Jahmiyyah.
La Jahmiyyah
Essi erano seguaci di Jahm ibn Safwan al-Samarqandi (m. 128/745) e considerati puri fatalisti (jabariyyah). Jahm espresse le sue credenze eretiche a Termez (nell’odierno Uzbekistan) e fu ucciso da Muslim ibn Ahwaz al-Mazini a Marw (nell’odierno Turkmenistan). Come la Mu`taziliyya, rigettava gli eterni attributi divini, ma sostenevano altre credenze eretiche. Per esempio, egli era uno dei primi a dire che il Qur’an fosse creato, avendo appreso quest’idea dal suo insegnante damasceno Ja`d ibn Dirham. Altre credenze attribuitegli sono che il Paradiso e l’Inferno siano transitori. Alcune delle credenze gli sono talvolta falsamente attribuite, secondo l’Imam al-Kawthari, ed alcuni talvolta urlano il termine “Jahmiyyah” come un epiteto insultante verso qualsiasi oppositore in disaccordo con loro. Alcune credenze avute da Jahm ibn Safwan portano al di fuori dell’Islam nella miscredenza, e così pure per alcune delle credenze avute dalla Karramiyyah.
La Karramiyyah
Il loro nome e credenze sono legate ad Abu `Abdillah Muhammad ibn Karram (m. 255/868). Su di loro, Shahrastani scrive: “Essi credevano che esistano molte cose contingenti nell’essenza di Allah. Ad esempio, credono che le informazioni degli eventi passati e futuri esistano nella Sua Essenza così come i libri rivelati ai Messaggeri esisterebbero nella Sua Essenza [invece che essere tramite i Suoi Attributi]. Essi sono antropomorfisti (mujassima), poiché Muḥammad ibn Karram dichiarò che il suo dio (visto che Allah in realtà è trascendente su ciò che Gli si attribuisce) è appoggiato sul Trono; che Egli è “sopra” inteso come direzione fisica; che Egli è sostanziale; e che ci sono per Lui movimenti [fisici], spostamento e discesa, questo tra le altre idee irrazionali. Alcuni della Karramiyyah affermarono inoltre che Allah sia un corpo (jism).
La Karramiyyah si divise nel tempo in dodici sette (Shahrastani, Al-Milal wa ‘l-Nihal 1:108-109).
La Murji’ah
Coloro che rimandano, che differiscono, o Antinomisti. Essi erano un gruppo di innovatori che affermavano che la disobbedienza nella fede non danneggia, ma che Allah perdona tutti i peccati fintanto che una persona abbia fede, perciò andando all’estremo opposto dei Kharigiti. A causa delle loro credenze, spesso trascuravano i riti religiosi.
Sebbene queste sette possano oggi non esistere più come gruppi formali, alcune delle loro credenze esistono ancora e le si sentono essere propugnate da figure contemporanee che si atteggiano a riformatori. Tutta la lode si deve ad Allah, che ha preservato al Sua fede ed ha creato in essa il potere di purificarsi continuamente dalle innovazioni e da riforme spurie. Il Messaggero di Allah (Pace e Benedizioni su di lui) ha detto: “Questa conoscenza sacra verrà portata dalle autorità affidabili di ogni generazione successiva, che la [preserverà e] rimuoverà da essa le alterazione dell’esagerato, le interpolazioni del corrotto e le false interpretazioni dell’ignorante” (Bayhaqi; Khatib al-Baghdadi, Sharaf Ashab al-Hadith).
[Tratto da “al-Fiqh al-Akbar Explained”, Mufti Abdur Rahman ibn Yusuf]